Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha nuovamente incriminato l’ex presidente americano Donald Trump per gli eventi avvenuti il 6 gennaio 2021 nel tentativo, secondo i giudici, di ribaltare il risultato delle elezioni del 2020, un appuntamento elettorale che resta comunque controverso da molteplici aspetti.
Trump è stato incriminato per la terza volta: dopo le accuse per il pagamento alla pornostar Stormy Daniels e il trasferimento non autorizzato di documenti segreti a Mar-a-Lago, i fatti del 2020-2021 gli vengono ora imputati dalla giustizia americana nel tentativo di fermare la sua corsa elettorale che, secondo tutti i sondaggi, appare sempre più inarrestabile.
Trump rischia fino a 20 anni di prigione solo per il più grave dei capi d’imputazione mossi dal procuratore speciale Jack Smith nei suoi confronti, quello per ostruzione di un procedimento ufficiale (la cospirazione per frodare gli Stati Uniti, invece, è punibile con pene fino a cinque anni).
L’ex presidente dovrà rispondere anche di 37 capi d’imputazione per il trasferimento di documenti classificati nella sua residenza privata di Mar-a-Lago (l’occultamento o la distruzione di documenti ufficiali è punibile con pene da tre a 20 anni di prigione, il possesso non autorizzato di informazioni sulla difesa nazionale con pene fino a dieci anni).
Infine contro di lui si è mosso anche il procuratore dello Stato di New York accusandolo di falsificazione di documenti fiscali.
Ma non è finita qui poiché un altra incriminazione potrebbe poi arrivare dalla corte della Georgia, dove Trump è indagato dal procuratore distrettuale Fani Willis per le presunte pressioni esercitate sul segretario di Stato Brad Raffensperger con l’obiettivo d’invertire il risultato delle elezioni del 2020 in quello Stato.
I guai giudiziari, esattamente come avvenuto in Italia con Silvio Berlusconi e con il governo di Giorgia Meloni, non sembrano inficiare la popolarità dell’ex presidente all’interno dell’elettorato conservatore, che é ben consapevole dell’ utilizzo strumentale della magistratura da parte dell’area politica più vicina ai democratici.
Il 31 luglio il “New York Times” ha pubblicato il primo sondaggio ufficiale della campagna elettorale 2024: se si votasse oggi per le primarie repubblicane, Trump raccoglierebbe il 57 per cento delle preferenze, risultando dunque il principale favorito per la corsa alla Casa Bianca.
Pur rischiando il carcere a vita Donald Trump ha ampie possibilità di diventare presidente, cosa avverrà dopo è terreno di scontro tra esperti: non è mai successo nella storia che un condannato in via definitiva ricoprisse la posizione di “Comandante in Capo” della nazione a stelle e strisce.
Secondo alcuni esperti la soluzione più probabile è che Trump eserciti il poter di grazie su se stesso, in un unicum storico che rappresenterebbe però una vittoria di un potere democratico (l’ esecutivo a seguito di una vittoria elettorale) su un potere non democratico (quello giudiziario).
Un altro passo che sarebbe del tutto inedito potrebbero essere le politiche nazionaliste e al contempo isolazioniste proposte da Trump che si è detto pronto a negoziare con la Russia e a sospendere l’invio di armi all’Ucraina.
Quello che tutto il mondo si chiede è: riuscirà Trump a scrivere di nuovo la storia?