Una nuova tragedia si sarebbe consumata nelle acque Sar libiche, secondo quanto riferito dalla Guardia Costiera italiana. Un barcone carico di migranti illegali si sarebbe rovesciato in acque libiche: tra i dispersi e diciasette quelli tratti in salvo secondo il bilancio della Guardia Costiera. Le Ong, dati i consueti interessi politici ed economici attaccano il governo italiano con Mediterranea Saving, che afferma che l’Italia aveva assunto il «coordinamento Sar e dato istruzioni di intervenire a tre navi mercantili, che invece ’si sono limitate a osservare per 24 ore. Mentre non risultano mobilitate le navi militari nell’area per Eunavformed e Irini». Alarm Phone ci accusa di aver «consapevolmente ritardato i soccorsi» e di aver così «lasciati morire» i migranti. La vicenda diventa immediatamente terreno di scontro politico, anchw se la posizione del governo italiano è netta ed è stata ribadita dal Ministro degli Esteri Tajani: “l’Italia non lascia mai nessuno senza soccorso”. L’imbarcazione è stata localizzata in area Sar libica a circa cento miglia dalle coste del paese nordafricano. Il gommone, successivamente, è stato avvistato dall’ aereomobile “Seabird” che ha effettuato una chiamata di soccorso contattando il mercantile Basilis L che si è diretto verso il barchino. Secondo quanto riferisce la Guardia Costiera italiana tutte le informazioni sono state fornite anche alle Autorità libiche e maltesi. La Basilis L a causa delle condizioni meteo non è riuscita a soccorrere i migranti. Le autorità libiche hanno risposto che data la mancanza di disponibilità di assetti navali, hanno dovuto chiedere il supporto del Centro Nazionale di coordinamento del soccorso marittimo di Roma che ha inviato un messaggio satellitare di emergenza a tutte le navi in transito. Sul posto si sono, quindi, trovati quattro mercantili. Durante le operazioni di trasbordo sulla motonave Froland, il barchino si è capovolto: diciassette persone, di cui due ferite che verranno portate a Malta, sono riuscite a salire a bordo, mentre circa 30 sono cadute in acqua. «L’intervento di soccorso è avvenuto – spiega la Guardia Costiera in una nota – al di fuori dell’area di responsabilità Sar italiana registrando l’inattività degli altri Centri Nazionali di coordinamento e soccorso marittimo interessati per area». Difficile dunque immaginare una responsabilità del nostro paese per il mancato salvataggio. Evidente invece il coflitto di interessi delle Ong e del sistema dell’accoglienza.