La Bce taglia i tassi di 25 punti base

La Banca Centrale Europea ha rivisto al rialzo le sue previsioni sull’inflazione per l’area dell’euro, segnalando un incremento al 2,5% per il 2024, rispetto al 2,3% precedentemente stimato a marzo. Per il 2025, l’istituto prevede ora un tasso del 2,2%, in aumento rispetto al 2% previsto ad aprile, mentre per il 2026, la previsione rimane stabile all’1,9%.

Parallelamente, le proiezioni di crescita economica per l’Eurozona sono state migliorate per il 2024, attestandosi allo 0,9% rispetto allo 0,6% delle proiezioni del personale di marzo. Per il 2025, la crescita è stata leggermente ridotta all’1,4% dal 1,5% di aprile, ma per il 2026 si conferma un solido 1,6%.

La BCE ha chiarito che le future decisioni sui tassi di interesse si baseranno sull’analisi delle prospettive di inflazione, tenendo conto dei nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione sottostante e dell’efficacia della trasmissione della politica monetaria, senza seguire un percorso prestabilito dei tassi.

Christine Lagarde, presidente della BCE, ha dichiarato al termine dell’ultima riunione del Consiglio Direttivo: “Non possiamo affermare di essere in un processo di normalizzazione dei tassi rispetto alla politica restrittiva iniziata nel 2022”. Ha poi aggiunto che il recente taglio dei tassi di un quarto di punto riflette la decisione dell’istituto di agire sulla base di un percorso fiducioso, ma che ogni passo sarà valutato alla luce di dati e analisi che confermino una fase di disinflazione.

Lagarde ha anche avvertito che il percorso verso un allentamento della politica monetaria sarà irto di difficoltà: “Ci aspettiamo vari scossoni lungo il cammino, alcuni prevedibili e altri meno. È un percorso accidentato e i prossimi mesi saranno impegnativi”.

Nonostante i miglioramenti degli ultimi trimestri, nell’area euro persistono forti pressioni inflazionistiche interne, principalmente a causa dell’incremento delle retribuzioni. Di conseguenza, secondo Lagarde, l’inflazione rimarrà probabilmente sopra l’obiettivo per gran parte del prossimo anno, divergendo dalle dichiarazioni rilasciate nella conferenza stampa di aprile, quando si prevedeva che l’inflazione avrebbe fluttuato attorno ai livelli attuali prima di ridursi al target del 2% a metà 2025.

La BCE ha deciso di ridurre i tassi di interesse perché “la nostra fiducia nel percorso dell’inflazione si è rafforzata negli ultimi mesi”, ha spiegato Lagarde. Ha poi delineato due fasi distinte nelle decisioni di politica monetaria degli ultimi anni: una prima fase di stretta rapida e significativa, con un incremento di 450 punti base tra luglio 2022 e settembre 2023, seguita da un periodo di pausa fino ad oggi. L’inflazione è scesa dal picco del 10,6% di ottobre 2022 al 5,2% di settembre 2023, fino al 2,6% attuale. La BCE ha quindi scelto di intervenire ad ogni dimezzamento del tasso inflazionistico.

Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha accolto con favore il taglio dei tassi da parte della BCE, definendolo una mossa attesa, appropriata e coerente con l’attuale contesto economico. Guardando ai dati positivi sull’inflazione in Italia, che si posiziona ben al di sotto della media dell’area euro, il ministro ha sottolineato la necessità di tale decisione, esprimendo la speranza che rappresenti solo l’inizio di un trend in questa direzione.