L’Argentina ha un nuovo Presidente.
Javier Milei, il leader del partito di estrema destra liberista La Libertad Avanza, ha vinto al ballottaggio contro il peronista Sergio Massa, attuale ministro dell’Economia.
Milei ha ottenuto il 55,9% dei voti, mentre Massa si è fermato intorno al 45%.
Milei, 51 anni è un soggetto eccentrico ma non del tutto impreparato: economista, conduttore radiofonico e professore universitario, si definisce un “anarco-capitalista” e propone un programma radicale di liberalizzazione dell’economia con tanto di abolizione della banca centrale, la dollarizzazione della moneta nazionale con il passaggio dal Peso al dollaro fino alla riduzione delle tasse e dello stato oltre alla difesa della proprietà privata e dei valori tradizionali, tra cui il divieto di aborto.
Durante la campagna elettorale, Milei si è presentato come l’antagonista della “casta” politica, sia del peronismo di sinistra che del macrismo di destra, accusati di aver portato il paese al collasso.
Milei ha saputo conquistare il consenso di una parte dell’elettorato, soprattutto giovane e urbano, deluso dalla situazione sociale ed economica, caratterizzata da una grave crisi, una forte inflazione, una povertà dilagante e una esoso indebitamento con il Fondo Monetario Internazionale dato che l’ Argentina ha da sempre una tendenza storica a dichiarare bancarotta.
Il successo di Milei è stato una sorpresa per molti osservatori, che lo davano in svantaggio nei sondaggi prima del primo turno, tenutosi il 22 ottobre.
Nel mese che ha separato il primo turno dal ballottaggio, Milei ha intensificato la sua campagna, puntando sulle sue provocazioni, le sue eccentricità e il suo anticonformismo, famosissima e virale in questo contesto la sua clip con una motosega in cui afferma di voler tagliare in due “la casta”.
Si è poi presentato agli eventi pubblici vestito da militare, con giubbotti antiproiettile e delle spille con la bandiera degli Stati Uniti, aneddoti che lo hanno reso comparabile da parte dei media con Donald Trump e Matteo Salvini.
Mielei ha poi attaccato duramente i suoi avversari, definendo Massa “un ladro” e “un incompetente”.
In politica estera Mielei ha promesso di avvicinarsi agli Stati Uniti e ad Israele, abbandonando I principali alleati commerciali e geopolitici argentini che fanno parte dei Brics come la Cina e il Brasile.
Mielei ha poi espresso posizioni contrarie all’ aborto , anti-LGBTQIA+ e anti-immigrazione.
Ha anche dichiarato di voler cambiare il nome del paese in “Repubblica Argentina della Libertà”.
La vittoria di Milei ha scatenato le reazioni di diversi leader politici, nazionali e internazionali. Il presidente uscente Alberto Fernández ha riconosciuto la sconfitta del suo candidato e ha augurato a Milei “buona fortuna” nel suo mandato.
Tra i leader internazionali, l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha espresso il suo entusiasmo per l’elezione di Milei, definendolo “un amico” e “un alleato” nella lotta contro il socialismo.
Milei si insedierà presto alla Casa Rosada e avrà il compito di affrontare le sfide che attendono l’Argentina, con il suo programma che se effettivamente attuato, potrebbe provocare forti cambiamenti nel paese, ma anche forti resistenze da parte di alcuni settori della società, delle istituzioni e dei partner commerciali. Milei ha detto di voler governare con il sostegno della gente, il suo slogan è stato: “Non sono venuto per guidare pecore, ma per risvegliare leoni”.
Ora dovrà dimostrare di essere un leone anche nella gestione del potere, cosa non facile in Argentina, anche considerato che senza svalutazione del peso le esportazioni non saranno estremamente vantaggiose come ora e allo stesso tempo l’ancoraggio del peso al dollaro è già stato attuato in passato, con esiti disastrosi, ma staremo a vedere se Milei riuscirà ad essere il Re della foresta Sudamerica, oppure l’ennesimo fallimento della politica argentina.