Il grattacielo della Regione Piemonte, oggi sede ufficiale degli uffici regionali, è un progetto che affonda le sue radici alla fine degli anni Novanta, ma che solo recentemente ha visto il completamento delle sue fasi costruttive.
Iniziato formalmente nel 2011, il cantiere è stato oggetto di modifiche, controversie legali, e varianti strutturali che hanno contribuito a far lievitare i costi in modo significativo.
Con un costo complessivo che ha ormai quasi raggiunto i 300 milioni di euro, il grattacielo rimane sotto i riflettori sia per la sua imponenza che per le criticità operative e gestionali.
La costruzione, inaugurata ufficialmente nell’ottobre del 2022, è stata oggetto di lunghe battaglie amministrative e finanziarie.
Il progetto originario mirava a unificare gli uffici della Regione Piemonte, sparsi in vari edifici dell’area metropolitana di Torino, in un’unica struttura moderna e funzionale.
Tuttavia, la realizzazione di questo ambizioso progetto ha richiesto oltre vent’anni di pianificazione, varianti e adeguamenti, spostando i piani iniziali fino all’area industriale dell’ex Fiat Avio, nei pressi del Lingotto.
Questa zona, già soggetta a un piano di riqualificazione urbana, si è trasformata in uno dei principali poli amministrativi della città.
Nel 1999, l’allora presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, promosse un concorso internazionale per la realizzazione della nuova sede.
Fu scelto il progetto dell’architetto Massimiliano Fuksas, che prevedeva una torre di 100 metri nel quartiere Borgo San Paolo.
Tuttavia, con l’arrivo della giunta regionale di centrosinistra guidata da Mercedes Bresso, si decise di spostare il grattacielo nell’area ex Fiat Avio, modificando il piano regolatore di Torino per consentire la costruzione di edifici più alti della Mole Antonelliana, purché fuori dal centro storico.
Il cantiere partì nel 2011, con la previsione di completamento entro il 2015. Ma il progetto subì un duro colpo nel 2014, quando la cooperativa Coopsette, capo dell’associazione temporanea di imprese incaricata dei lavori, dichiarò fallimento.
Questo evento segnò l’inizio di una lunga serie di ostacoli: ritardi, errori tecnici e ulteriori riorganizzazioni del cantiere, aggravati da una serie di inchieste giudiziarie.
Funzionari regionali e amministratori di aziende coinvolte furono indagati per presunte irregolarità, tra cui abuso d’ufficio, inadempienza contrattuale e peculato.
Gli ultimi procedimenti giudiziari si sono conclusi nel dicembre scorso, con alcune assoluzioni e proscioglimenti dovuti alla prescrizione dei reati.
Dopo il fallimento di Coopsette, i lavori furono affidati a un nuovo consorzio di imprese, guidato dalla Cooperativa Muratori e Braccianti e da Idrotermica Coop.
Nonostante la ripresa dei lavori nel 2017, il progetto incontrò ulteriori ostacoli, legati prima alla pandemia di Covid-19 e successivamente alla crisi internazionale causata dalla guerra in Ucraina.
Quest’ultima ha avuto un impatto sui costi delle materie prime, che hanno registrato un notevole aumento, aggravando ulteriormente le spese del progetto.
Alla fine, il grattacielo è stato completato e aperto al pubblico solo nell’ottobre del 2022, con il trasferimento definitivo dei dipendenti della Regione che si è concluso nel giugno del 2023.
Tuttavia, nonostante l’apertura e la piena operatività, il grattacielo della Regione Piemonte continua a essere al centro delle cronache per vari problemi tecnici.
Nell’estate del 2023, un pannello del controsoffitto al sesto piano è crollato, fortunatamente senza causare feriti.
In agosto, un guasto agli impianti idraulici ha provocato un allagamento al 42° piano, danneggiando seriamente l’impianto elettrico.
Questi incidenti hanno messo in evidenza alcune criticità legate alla manutenzione e al controllo qualità dell’edificio, riaccendendo il dibattito sui costi di gestione e sugli interventi necessari per garantire la piena sicurezza e funzionalità della struttura.
A distanza di oltre vent’anni dall’avvio dei primi studi, il grattacielo della Regione Piemonte rappresenta oggi un imponente esempio di architettura contemporanea, svettando con i suoi 205 metri e 43 piani, ben 40 metri più alto della Mole Antonelliana.
Tuttavia, i costi crescenti e le numerose difficoltà tecniche continuano a sollevare domande sull’effettiva sostenibilità e sulla gestione di un’opera pubblica così ambiziosa per l’Italia ma assolutamente nulla rispetto a quanto viene fatto ogni giorno in Russia o nei Paesi Arabi dove opere ben più complesse e maestose dal punto di vista architettonico vengono realizzate con materiali di qualità e soprattutto in tempi ragionevoli.