Oggi, in diverse città italiane si sono tenute le commemorazioni per il 31esimo anniversario della strage di via D’Amelio, in cui il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della sua scorta furono uccisi in un attentato mafioso.
A Palermo, il nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha presenziato alle cerimonie svoltesi presso la Caserma Lungaro. Successivamente nel corso della giornata, la presidente del Consiglio ha deposto una corona d’alloro per i caduti nelle stragi di mafia e ha avuto un colloquio con Manfredi Borsellino, poliziotto e figlio del giudice Paolo.
Le commemorazioni sono state precedute da non poche polemiche, rispetto alle quali la premier Giorgia Meloni ha dichiarato: “Chi fa queste polemiche non aiuta le istituzioni. Mi ha stupito quello che ho letto sui quotidiani: una polemica inventata sul fatto che avrei scelto di non partecipare alla manifestazione per paura di essere contestata. Chi mi può contestare? La mafia? La mafia può contestare un governo che ha fatto tutto quello che andava fatto sul contrasto alla criminalità organizzata. Ma io non sono mai scappata in tutta la mia vita. Io sono un persona che si permette sempre di camminare a testa alta. Sono qui oggi e sarò qui sempre per combattere la mafia”.
Il riferimento è alla mancata partecipazione del Presidente del Consiglio alla fiaccolata in memoria del giudice, un evento storico e molto partecipato da parte della Destra. Le opposizioni la hanno accusata di “temere contestazioni” mentre da Palazzo Chigi hanno fatto sapere che la mancata presenza del Premier è dovuta esclusivamente a “ragioni di sicurezza”.
Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto rilasciare delle dichiarazioni in ricordo del giudice assassinato: Nell’anniversario della strage di via D’Amelio la Repubblica si inchina alla memoria di Paolo Borsellino, magistrato di straordinario valore e coraggio, e degli agenti della sua scorta (Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina) che con lui morirono nel servizio alle istituzioni democratiche. Quel barbaro eccidio, compiuto con disumana ferocia, colpì l’intero popolo italiano e resta incancellabile nella coscienza civile. Il nome di Paolo Borsellino, al pari di quello di Giovanni Falcone, mantiene inalterabile forza di richiamo ed è legato ai successi investigativi e processuali che misero allo scoperto per la prima volta l’organizzazione mafiosa e ancor di più è connesso al moto di dignità con cui la comunità nazionale reagì per liberare il Paese dal giogo oppressivo delle mafie. Borsellino e Falcone avevano dimostrato che la mafia poteva essere sconfitta . “
Le parole del Presidente della Repubblica sono in questo caso pienamente condivisibili. Il ricordo di uno dei periodi più drammatici vissuti dal nostro Paese deve rimanere costantemente vivo e impresso nella memoria collettiva, nella speranza che un giorno tutti i misteri che avvolgono il dopoguerra possano essere svelati, ma per quello, forse, sarà necessario prima uscire dalla Nato.