Nuove tensioni si sono verificate nel nord del Kosovo e rischiano di far precipitare la situazione nel cuore dei Balcani. La contrapposizione etnica che ha registrato oggi un’escalation sfociata in violenti scontri fra militari della Forza Nato e manifestanti serbi che si oppongono all’entrata in servizio di nuovi sindaci di etnia albanese nei quattro maggiori Comuni del nord del Paese, che sono abitati da una maggioranza serba. I nuovi gravi incidenti, dopo quelli di venerdì scorso, sono avvenuti a Zvecan, dove i militari della Kfor della Nato hanno malmenato i dimostranti serbi che protestavanobda ore nei pressi della sede del Municipio locale per impedire al nuovo sindaco di insediarsi nel suo ufficio. Nei duri scontri i militari della Nato hanno fatto un largo uso di manganelli, lacrimogeni e bombe assordanti, con i serbi hanno risposto con un fitto lancio di sassi, bottiglie, molotov e altri oggetti.
Il bilancio della battaglia è stato da subito pesante, con decine di soldati Nato rimasti feriti, tra cui quattordici italiani, appartamenti al nono Reggimento Alpini dell’ Aquila. Quasi la metà di quanto in serata il comando della Kfor ha riferito come numero totale di feriti: trentaquattro soldati di varie nazionalità. Tre dei nostri connazionali hanno riportato ferite molto gravi, comprese ustioni dovute al lancio delle molotov e fratture, ma non sono in pericolo di vita. Immediata la solidarietà e la partecipazione giunte dalla premier Giorgia Meloni, che ha prontamente condannato l’attacco come “inaccettabile e irresponsabile”, avvertendo che non saranno tollerate altre azioni del genere.
Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha telefonato al presidente serbo Aleksandr Vucic e al primo ministro kosovaro Albin Kurti ribadendo con forza che “ogni violenza e ogni provocazione devono cessare immediatamente.
Sono cinquantadue invece che i serbi rimasti feriti a seguito della azioni dei soldati della Nato durante gli scontri a Zvecan, uno dei quattro comuni del nord a maggioranza serba (gli altri sono Zubin Potok, Leposavic e Mitrovica Nord). Il presidente serbo Vucic ha accusato la Kfor di non aver difeso la popolazione serba che contesta l’elezione dei nuovi sindaci di etnia albanese avvenuta nel voto locale del 23 aprile scorso, una consultazione boicottata dai serbi e la cui legittimità viene contestata anche da Belgrado per via dell’affluenza alle urne estremamente bassa, poco più del 3%. E’ inammissibile, sostengono i serbi, che sindaci in rappresentanza del 2% della popolazione governino città i cui abitanti sono al 98% di etnia serba.
Appare chiaro che il Kosovo è di nuovo una polveriera pronta ad esplodere, ma non si capisce perché dei soldati italiani debbano rieschiare la vita per opprimere il popolo serbo.