Taiwan, gli USA inviano una nave da guerra nello stretto. Pechino: “Truppe in stato di massima allerta in ogni momento”

Continua a crescere la tensione tra Cina e Usa. Otto giorni fa undici navi da guerra e 70 caccia cinesi erano stati protagonisti di un'addestramento militare intorno a Taiwan, oggi si apprende che gli USA hanno inviato un cacciatorpediniere missilistico nell'area.

A detta degli Usa si è trattato di un “un transito di routine nello Stretto di Taiwan in acque in cui si applicano le libertà di navigazione e il sorvolo in alto mare in conformità con il diritto internazionale”, l’operazione, si legge in una nota, “dimostra l’impegno degli Usa per un Indo-Pacifico libero e aperto“ ma è chiaro che, nell’attuale contesto internazionale, non si tratti certamente di un gesto distensivo.

Benzina sul fuoco, dunque. Con la Cina che, dopo le esercitazioni militari, sembra sempre più pronta al conflitto con quella che da sempre considera una sua provincia ribelle.

Il Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione cinese, si legge nella nota del portavoce del Comando Shi Yi  “ha completamente monitorato le operazioni di passaggio della nave da guerra statunitense”, il cacciatorpediniere Uss Milius, attraverso lo Stretto di Taiwan, mantenendo “sempre un alto livello di allerta ad ogni momento” allo scopo di “difendere risolutamente la sovranità e la sicurezza nazionale”, nonché “la pace e la stabilità regionali”.

Un segnale del fatto che la Cina è pronta a fare sul serio e che l’isola di Formosa potrebbe presto trasformarsi nel prossimo inferno ci arriva anche dal miliardario statunitense Warren Buffet che ha recentemente liquidato la sua partecipazione azionaria al gigante dei microprocessori “TSMC”, nonostante di tali componenti il mondo sia sempre più affamato e che l’azienda taiwanese fornisca quelli considerati della migliore qualità (al pari di quelli di Samsung) e che detenga a tutti gli effetti un solido oligopolio. Probabilmente l’investitore USA ha avuto accesso ad informazioni non ancora divenute pubbliche, ma che rendono la situazione a Taiwan sempre più precaria. 

 

 

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