La guerra si ferma a Gaza

La tregua, dopo le difficoltà emerse nelle ultime ore, entra oggi finalmente in vigore.

Alle 7 ora locale, le 6 in Italia, un clima surreale ha avvolto la tormenta striscia di Gaza.

La tregua è ufficialmente entrata in vigore e i feroci combattimenti urbani tra Israele e Hamas sono cessati su tutta la linea di contatto.

Alle 16 è avvenuto, come da programma, lo scambio di prigionieri che ha visto protagonisti 13 ostaggi israeliani e 13 lavoratori Thailandesi che erano stati rapiti il 7 ottobre. Gli ostaggi sono stati consegnati da Hamas alla Croce Rossa che ha provveduto a trasportarli in Egitto. La Croce Rossa internazionale ha confermato che gli ostaggi “stanno bene”. Una volta in Egitto sono stati presi in custodia dallo Shin Bet, il servizio segreto di sicurezza interna dello Stato di Israele.

Allo stesso tempo il servizio carcerario israeliano ha rilasciato 39 palestinesi della Cisgiordania, tutti donne e adolescenti, in un rapporto di scambio 1:3, secondo gli accordi.

Il leader di Hamas, dal Quatar, ha esaltato la resistenza del popolo palestinese che “ha piegato le forze del nemico”.

Nel frattempo regna per ora una flebile pace anche al confine sud del Libano dove Hezbollah e Israele stanno rispettando il cessate il fuoco.

Biden ha confidato di sperare che la tregua possa essere prolungata e le pressioni americane su Israele in questo senso sono elevate.

Nonostante ciò Israle non sembra che vorrà estendere per ora la tregua, dato le intenzioni di Netanyahu di voler rimanere all’interno della Striscia di Gaza e l’importanza vitale attribuita dai nazionalisti israeliani alla “distruzione di Hamas” ad ogni costo.

In ogni caso le azioni del 7 ottobre sono riusciti a rifocalizzare l’attenzione internazionale sui problemi del popolo palestinese che stava affrontando una pulizia etnica e degli espropri collettivi nel silenzio più totale da parte della maggior dei media.

Attualmente la situazione resta di totale stallo e completamente imprevedibile, anche se è probabile una futura ripresa delle operazioni da parte di Israele interessata a completare la pulizia etnica e la “messa in sicurezza” dell’intera Palestina.

 

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