Netanyahu: “non possiamo limitare i morti civili”

La pressione internazionale contro la pulizia etnica israeliana continua, ma nel frattempo l'IDF bombarda anche il Libano.

La guerra tra Israele e Hamas, il movimento islamico che controlla la Striscia di Gaza, imperversa da più di un mese, nonostante gli sforzi della comunità internazionale per giungere ad una tregua.

Nel frattempo il bilancio delle vittime civili palestinesi continua a salire, mentre Israele intensifica i suoi attacchi aerei e terrestri contro le infrastrutture e i tunnel di Hamas. Israele ha anche trasformato in campo di battaglia persino l’ospedale Al Shifa, il più importante di Gaza. Un’ azione che è stata stigmatizzata persino dagli Stati Uniti che si sono dunque astenuti alle Nazioni Unite, portando il Consiglio di Sicurezza ad approvare una risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco ad Israele.

Il conflitto si è poi esteso anche al Libano, dove Israele ha colpito con diversi missili delle postazioni di Hezbollah, l’alleato sciita di Hamas, provocando la reazione del gruppo filo-iraniano ed arrivando ad un passo dall’escalation.

La guerra è iniziata il 7 ottobre 2023, quando Hamas ha lanciato un attacco senza precedenti contro Israele, usando razzi, barche, parapendii e tunnel sotterranei. L’obiettivo era di colpire le città israeliane e di rapire il maggior numero possibile di civili e militari. L’attacco ha causato la morte di oltre 1.400 israeliani e il sequestro di 220 ostaggi. È importante ribadire sempre questo per ricordare come non ci siano giusti in questa guerra, che vede due barbari scontrarsi tra loro, con i civili che purtroppo, da una parte e dall’altra, divengono vittime innocenti.

Israele ha reagito con una violenza spropositata e immotivata arrivando a compiere atti di vera e propria pulizia etnica.

L’obiettivo era di distruggere le infrastrutture e i tunnel di Hamas, e di liberare gli ostaggi, ma l’offensiva si è tramutata in un massacro senza precedenti.

Molti ospedali, scuole e case sono stati colpiti o distrutti, provocando una grave crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, tanto che persino quasi un centinaio di operatori delle Nazioni Unite sono stati uccisi ampliando lo sdegno della comunità internazionale nei confronti di Israele.

La comunità internazionale ha infatti espresso la sua preoccupazione per la situazione e ha chiesto una cessazione immediata delle ostilità.

Il G7 ha dichiarato che la soluzione a due Stati, con Israele e Palestina che vivono in pace e sicurezza, rimane l’unica via possibile per risolvere il conflitto. L’ONU ha denunciato che Israele sta violando il diritto internazionale umanitario e ha chiesto una protezione maggiore per i civili palestinesi.

Al momento, ci sono possibili segni di tregua tra le due parti, che continuano a scambiarsi accuse e minacce, ma che grazie alla mediazione del Quatar sembra che potranno negoziare la liberazione di 50 ostaggi israeliani con 3 o 5 giorni di tregua, un aumento degli aiuti umanitari a Gaza e il rilascio di un numero imprecisato di donne e bambini palestinesi rinchiuse nelle carceri israeliane anche se si teme che la guerra possa degenerare in una crisi regionale, coinvolgendo altri paesi come l’Iran e la Siria

La situazione resta in costante evoluzione.

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