La mano morta

L'All-in dell'Ucraina con l'attacco a Kursk ha rivelato il bleff di Zelensky: l'Ucraina non può vincere.

Un’analisi pubblicata dal Wall Street Journal evidenzia come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky stia operando una svolta strategica radicale nella guerra contro la Russia, con un approccio che sembra sfidare apertamente le dinamiche nucleari internazionali.

La decisione di Kiev di intensificare l’offensiva di Kursk contro una potenza dotata di armi nucleari, come la Russia, solleva nuove preoccupazioni e introduce interrogativi cruciali sull’evoluzione del conflitto e sui margini di manovra delle potenze coinvolte, in particolare gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

Dal punto di vista militare e strategico, l’Ucraina ha infranto un tabù che ha caratterizzato l’epoca atomica: un attore non nucleare, per la prima volta nella storia, ha messo in atto un’operazione offensiva su larga scala contro una nazione dotata di armi nucleari.

Questa dinamica è senza precedenti e solleva interrogativi critici riguardo ai confini delle “linee rosse” di Mosca.

Il presidente russo Vladimir Putin, noto per la sua ambiguità strategica, ha lasciato più volte intendere che potrebbe ricorrere all’arsenale nucleare se percepisse una minaccia esistenziale all’integrità territoriale o alla sovranità russa. Tuttavia, rimane incerto se la Russia consideri le recenti incursioni ucraine e l’aumento del sostegno occidentale come una giustificazione per ricorrere all’arma atomica, dato che la Russia al momento non necessita assolutamente di un’ escalation dato che sta già agilmente vincendo sul campo.

Da un punto di vista tecnico, i sistemi d’arma nucleari russi, che spaziano dalle testate tattiche a basso rendimento fino ai missili balistici intercontinentali, conferiscono a Mosca una capacità di deterrenza che l’Ucraina da sola non può sicuramente bilanciare essendo sprovvista di capacità di proiezione nucleare.

Anche la NATO è indietro sulla tecnologia necessaria ad una guerra nucleare con la Russia che ha già testato con successo una nuova categoria di missili intercontinentali con capacità nucleari, oltre ad aver potenziato tutti gli altri elementi della triade nucleare come i sottomarini d’attacco e i vettori aeronautici.

La questione chiave è se il team di Biden e i principali alleati della NATO ritengano che Putin possa davvero utilizzare armi nucleari sul campo di battaglia o se considerino le minacce russe parte di una strategia di dissuasione convenzionale.

L’amministrazione Biden ha già aumentato il sostegno militare all’Ucraina con forniture di armamenti sempre più avanzati, inclusi i sistemi HIMARS, ATCMS, artiglieria a lunga gittata, carri armati Abrams oltre a promettere promettendo ulteriori aiuti nel campo dell’aviazione e delle capacità di intelligence.

Tuttavia, secondo l’analisi del Wall Street Journal, Washington deve decidere se intensificare ulteriormente il proprio coinvolgimento, potenzialmente autorizzando operazioni offensive ucraine sul suolo russo, oppure cercare di frenare Zelensky per evitare un’escalation fuori controllo dall’esito sicuramente non felice per i Paesi della Nato e probabilmente anche per l’intero globo che si risveglia ogni più preoccupato di una guerra nucleare d’annientamento.

Nel frattempo Zelensky e il Capo di Stato Maggiore delle forze armate ucraine, il generale Oleksandr Syrsky, sembrano consapevoli del rischio esistenziale che grava sul loro Paese.

Secondo il Wall Street Journal, Zelensky e Sirsky hanno deciso di adottare una strategia più aggressiva perché ritengono che l’Ucraina stia perdendo la sua battaglia per l’esistenza.

Parallelamente agli sviluppi geopolitici, la situazione sul campo è critica.

La rivista Responsible Statecraft segnala che la caduta delle città di Pokrovsk e Krasnoarmeysk potrebbe segnare un punto di svolta a favore della Russia nel  conflitto.

Queste città, situate nel Donbass meridionale, rappresentano degli snodi logistici vitali per le forze ucraine, poiché attraverso di esse transitano gran parte dei rifornimenti militari diretti al fronte. Se le forze armate russe riuscissero a prendere il controllo di queste posizioni, avrebbero la possibilità di consolidare la loro presenza nella regione e lanciare nuove offensive verso nord ed est, con l’obiettivo di sfondare l’intero fronte meridionale ucraino.

Oltre a ciò la conquista di Pokrovsk permetterebbe alla Russia di interrompere le linee di rifornimento ucraine e avanzare ulteriormente nella regione chiave del Donbass.

Dal punto di vista tattico, questo rappresenterebbe un vantaggio significativo per Mosca, che potrebbe sfruttare le sue forze corazzate e meccanizzate per isolare le truppe ucraine rimaste nel settore.

Inoltre, la caduta di queste città comprometterebbe gravemente la capacità di Kiev di condurre operazioni difensive efficaci, aumentando il rischio di un collasso del fronte meridionale.

Nel complesso, l’analisi strategica suggerisce che l’Ucraina si trova ora in una posizione estremamente delicata. La riconquista dei territori perduti appare sempre più improbabile, e la decisione di Zelensky di intensificare l’offensiva potrebbe aumentare il rischio di una guerra ancora più devastante. D’altro canto, l’incapacità dell’Occidente di elaborare una risposta coerente e unitaria alle minacce russe non fa che complicare ulteriormente la situazione.

 

Commentare
  • Non ci sono ancora commenti. Il tuo commento può essere il primo.
Aggiungi commento
Leggi anche