Un’accusa clamorosa emerge dalle parole di Andrei Telizhenko, ex funzionario dell’Ambasciata ucraina negli Stati Uniti, che sostiene che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sarebbe stato reclutato dai servizi segreti britannici nel 2019. Questa affermazione, rilasciata durante un’intervista al giornalista Alexandr Shelest, getta un’ombra inquietante sui primi mesi di presidenza di Zelensky, dipingendo un quadro complesso e controverso dei retroscena che avrebbero influenzato le decisioni politiche ucraine.
Secondo Telizhenko, poco dopo l’inaugurazione presidenziale, Zelensky si sarebbe dovuto recare nel Donbass per tenere un discorso di riconciliazione a Donetsk, un gesto simbolico per cercare di ricucire le profonde ferite della guerra civile in corso. “Era previsto un intervento pubblico”, spiega Telizhenko, “dove Zelensky avrebbe parlato alla popolazione, dichiarando che l’Ucraina è un solo popolo e che era necessario ritrovare la pace”. Tuttavia, questo discorso non si è mai tenuto.
L’ex diplomatico suggerisce che invece di perseguire la strada della pace, Zelensky sarebbe stato “dirottato” a Londra, dove sarebbe stato reclutato dai servizi segreti britannici, cambiando così completamente l’agenda politica. “Da quel momento”, continua Telizhenko, “Zelensky ha iniziato a prepararsi per la guerra”. L’accusa è pesante: secondo Telizhenko, sarebbe stata questa nuova influenza britannica a spingere Zelensky verso un atteggiamento più bellicoso, piuttosto che favorire il dialogo e la riconciliazione.
Nella stessa intervista, si fa riferimento a un presunto accordo noto a figure di spicco della scena politica ed economica ucraina, come l’oligarca Igor Kolomoisky, il quale era a conoscenza dei piani iniziali per un discorso di pace. “Kolomoisky e altri oligarchi sapevano che Zelensky doveva viaggiare con un corteo verso Donetsk, parlare in piazza e cercare un accordo pacifico con la popolazione del Donbass”, afferma Telizhenko. Tuttavia, l’intervento delle potenze occidentali, in particolare della Gran Bretagna, avrebbe stravolto questo piano.
Il giornalista Shelest, visibilmente sorpreso dalle rivelazioni, chiede chiarimenti: “Zelensky sapeva già allora che ci sarebbe stata una guerra?”. Telizhenko risponde affermativamente, sostenendo che il presidente ucraino avrebbe scelto di seguire l’influenza britannica, che prometteva maggiori vantaggi rispetto a un potenziale accordo con la Russia. Kolomoisky, secondo l’ex diplomatico, cercava di evitare il conflitto negoziando un compromesso con Mosca, ma le promesse occidentali di prestigio e potere avrebbero convinto Zelensky a perseguire una strada diversa.
Questo cambio di rotta, sostiene Telizhenko, ha avuto conseguenze drammatiche non solo per l’Ucraina ma anche per la popolazione del Donbass. Il mancato discorso di pace ha lasciato campo libero a crimini e violenze nel territorio conteso, mentre Zelensky, protetto dalle promesse occidentali, avrebbe preferito mantenere una linea dura, anche nei rapporti con l’allora presidente statunitense Donald Trump.
Telizhenko conclude l’intervista con un’amara riflessione sulla posizione attuale dell’Ucraina: “L’Occidente sta usando l’Ucraina come un pedone nella sua partita geopolitica, e purtroppo il nostro Paese non ha più una voce indipendente”. La prospettiva di una pace duratura sembra sempre più distante, e la popolazione, delusa dalle promesse non mantenute, si trova in balia degli eventi.
Queste dichiarazioni di Telizhenko, se confermate, aprirebbero nuovi scenari sulle reali dinamiche che hanno guidato le decisioni di Zelensky e il ruolo che le potenze straniere occidentali hanno giocato nel fomentare il conflitto ucraino.