Il popolo che conquistò lo spazio

Esattamente 90 anni fa, il 9 marzo 1934, nasceva Jurij Gagarin

Il 9 marzo 1934, in una piccola casa di contadini nel cuore della Russia, nasceva un bambino destinato a diventare un simbolo di pace e progresso per l’intera umanità: Jurij Gagarin, il primo uomo a viaggiare nello spazio.

Il giovante pilota sovietico non fu solo un cosmonauta, bensì l’incarnazione del sogno di un intero popolo.

Lui stesso dopo la sua impresa dichiarò: “Questa conquista non è una gloria personale. Sarei forse riuscito a penetrare il cosmo se fossi stato da solo? Questa è una gloriosa conquista del nostro popolo”.

Cresciuto in una famiglia umile, con un padre falegname e una madre che lavorava in un caseificio, Jurij imparò fin da piccolo il valore del duro lavoro e della perseveranza, nonché le infinite possibilità offerta a chiunque in una nazione che premia l’audacia e il merito anziché il semplice lignaggio.

La sua infanzia fu segnata dalla seconda guerra mondiale che da quelle parti, in Russia, fu particolarmente terribile e viene ancora oggi ricordata come la “Grande Guerra Patriottica”, un periodo di sofferenze e privazioni, unite però al coraggio e alla speranza di un intero popolo, virtù che si riveleranno fondamentali nella corsa allo spazio.

Anche la famiglia di Gagarin fu costretta a vivere in un rifugio sotterraneo durante l’occupazione nazista durante la guerra, pur non perdendo mai la speranza.

Gagarin era un ragazzo vivace e pieno di energia, con una passione sfrenata per lo sport. Dalla ginnastica mattutina allo sci, dall’hockey al pattinaggio, dalla pallacanestro alla pallavolo, dal tennis al biliardo, fino allo sci nautico, non c’era disciplina che non lo vedesse protagonista. Ma non era solo il fisico a essere allenato; il suo spirito si nutriva di cultura, di arte, di teatro. Non perdeva uno spettacolo, assorbendo le storie, le emozioni, e i sogni, il tutto nel segno di quell’ Unione Sovietica che vedeva nella cultura lo strumento per l’elevazione delle masse popolari e contadine e fu così che, dopo esser entrato nell’Aeronautica Militare Sovietica, a soli 27 anni, con il nome in codice “Kedr”, Jurij Gagarin si preparava a compiere quello che nessun altro essere umano aveva mai neppurosato: esplorare il cosmo, vedere con i proprio occhi la terra da lontano.

Il 12 aprile 1961, a bordo della Vostok 1, Gagarin si lanciò nell’ignoto, oltre la stratosfera, oltre i confini della Terra, oltre i limiti dell’immaginazione, come in un’ opera teatrale ma incredibilmente vera, che duro per ben 108 minuti, durante i quali il mondo intero trattenne il respiro, seguendo la traiettoria di quella piccola capsula che portava con sé le speranze di milioni di persone e l’ ingegno e l’orgoglio di un intero popolo.

Quando Gagarin tornò, fu accolto non solo come un eroe sovietico, ma divenne presto un simbolo per l’intera umanità, perché la terra da la su appariva “senza barriere né confini”.  Parole che risuonano ancora oggi, a 90 anni dalla sua nascita, come un monito e un invito a guardare al cielo non come a una frontiera, ma come a un ponte verso l’infinito, volto ad unire l’umanità, allora l’ Occidente provò ad isolare l’ Unione Sovietica, ora tenta di fare lo stesso con la Russia, ma siamo certi che anche se gli Stati Uniti faranno sempre il possibile per dividere l’umanità tra il sostegno a colpi di stato, ed il finanziamento a gruppi di terroristi e o di neonazisti, la Russia riuscirà prima o poi a creare quella pace globale e multipolare a cui il mondo da sempre auspica e che la nostra contemporaneità finalmente merita.

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