L’ Africa ribolle, ora anche il Kenya è in fiamme

Proteste violente, in un continente nero sempre più instabile. Diversi i manifestanti uccisi dalla polizia.

Il Presidente del Kenya, William Ruto, ha annunciato il ritiro di una proposta di legge che prevedeva l’aumento di diverse tasse.

Durante un discorso televisivo,  ha riconosciuto l’opposizione decisa della popolazione alla sua proposta di riforma fiscale, affermando che i kenyani «non vogliono averci nulla a che fare».

Ha inoltre dichiarato che avvierà un dialogo con i giovani, che sono stati i principali protagonisti delle manifestazioni violente di questi giorni.

La proposta di legge, approvata dal parlamento martedì, necessitava della firma del Presidente per entrare in vigore.

Tuttavia, il voto parlamentare è stato segnato da violenti scontri con i manifestanti, che sono riusciti a irrompere nell’edificio del parlamento e a incendiarne una parte. Con le Forze dell’ordine che hanno reagito brutalmente: secondo la Commissione nazionale per i diritti umani, durante la repressione delle proteste almeno 22 manifestanti sono stati uccisi.

Le rivolte, iniziate la settimana scorsa, erano in origine focalizzate contro l’aumento delle tasse, ma hanno rapidamente assunto un carattere più ampio.

Organizzate principalmente attraverso i social media, queste manifestazioni non hanno una leadership chiara lasciando aperto ogni scenario sulle reali implicazioni geopolitiche della situazione in essere.

Dalla sua elezione, Ruto ha implementato numerosi aumenti delle tasse nel tentativo di sanare la complessa situazione finanziaria del Kenya e ridurre il debito pubblico, che ammonta a circa 75 miliardi di euro, rappresentando oltre il 70% del PIL del paese, ironicamente comunque meglio del rapporto Def/Pil dell’Italia.

Il piano del governo mirava a raccogliere ulteriori 2,7 miliardi di dollari per alleviare il peso del debito pubblico, i cui interessi costituiscono il 37% della spesa pubblica annuale del Kenya.

Le recenti proteste hanno già costretto il governo a ritirare alcune delle tasse più controverse, come quella del 16% sul prezzo del pane e una tassa annuale sul possesso di automobili. Nonostante ciò, martedì mattina il parlamento aveva approvato una riforma che prevedeva diversi altri aumenti.

In risposta alle critiche e alle proteste, Ruto ha sottolineato l’importanza di ascoltare la voce del popolo e ha promesso di intraprendere un dialogo aperto con i giovani, al fine di trovare soluzioni condivise per il futuro economico del paese. La decisione di ritirare la proposta di legge rappresenta una significativa vittoria per i manifestanti e un momento di riflessione per il governo, che dovrà ora rivedere le proprie strategie per la gestione del debito pubblico senza gravare ulteriormente sulla popolazione.

Mentre il paese attende ulteriori sviluppi, l’attenzione è ora rivolta alla capacità del governo di equilibrare le esigenze di risanamento finanziario con il benessere dei suoi cittadini, evitando ulteriori disordini sociali e garantendo una crescita economica sostenibile, prima che si verifichino, come da tradizione in Africa, rivoluzioni, colpi di stato o sanguinose guerre civili.

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  • Giovanni

    Le cosiddette rivolte hanno tutte la stessa matrice, c’è chi paga e c’è chi soffia…

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