Scontro tra Governo e Sindacati

Circa 50.000 persone in piazza a Roma con CGIL e UIL. Meloni: "sciopero già deciso quando la manovra non era ancora stata neanche pensata".

In data odierna è andato in scena il tanto decantato sciopero nazionale dei dipendenti dei trasporti, dell’educazione e della pubblica amministrazione, promosso dai sindacati Cgil e Uil, per manifestare il loro dissenso verso la politica economica e sociale del Governo guidato da Giorgia Meloni.

Lo stop ha interessato milioni di persone in tutta Italia, provocando problemi e interruzioni in vari settori.

I sindacati hanno attaccato il governo, accusandolo di aver varato una politica “errata e rischiosa”, che non tiene conto delle necessità dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e dei cittadini più fragili.

Tra le principali contestazioni, ci sono la scarsità di investimenti pubblici, la diminuzione dei servizi fondamentali, il taglio delle pensioni, l’incremento delle tasse e la precarizzazione del lavoro.

Per far valere le loro ragioni, Cgil e Uil hanno predisposto anche delle iniziative su base territoriale e regionale, che si sono tenute in diverse città italiane, tra cui Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze e Trieste.

Le piazze si sono riempite di cartelli, bandiere e slogan contro il governo, che è stato sollecitato a cambiare direzione e ad avviare una discussione con le parti sociali.

Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha affermato: “Siamo qui per dire al governo che questa politica non va bene, che non risolve i problemi del paese, che non crea lavoro, che non tutela i diritti, che non garantisce il futuro. Siamo qui per dire al governo che deve cambiare, che deve ascoltare le ragioni dei lavoratori e dei cittadini, che deve fare una politica diversa, che metta al centro la persona, la democrazia, la giustizia sociale”.

Anche il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, ha espresso la sua opposizione alla politica del Governo: “Questa politica è una politica che non ci piace, che non ci convince, che non ci soddisfa. È una politica che non affronta i veri problemi del paese, che non investe sulle infrastrutture, sull’innovazione, sulla formazione, sulla sanità, sulla scuola, sulla cultura. È una politica che non rilancia la crescita, che non riduce le disuguaglianze, che non contrasta la povertà”.

Gli scioperi e le proteste di oggi sono solo il primo passo di una mobilitazione più ampia, che continuerà nelle prossime settimane, coinvolgendo anche altri sindacati e categorie.

Cgil e Uil hanno infatti annunciato che il 24 novembre ci sarà uno stop generale dei lavoratori del Nord Italia, mentre il 1 dicembre ci sarà quello dei lavoratori del Sud Italia.

Inoltre, il 18 dicembre ci sarà una iniziativa nazionale a Roma, per chiedere al governo di cambiare la politica e di aprire una discussione con i sindacati.

Il governo, dal canto suo, ha difeso la sua politica, sostenendo come sia equa, sostenibile e orientata alla crescita. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato: “Questa politica è frutto di un lavoro serio e responsabile, che tiene conto delle esigenze del paese e delle indicazioni dell’Unione Europea. È una politica che punta a rafforzare la ripresa economica, a sostenere le famiglie e le imprese, a riformare il fisco, a migliorare la qualità della spesa pubblica, a rilanciare il piano nazionale di ripresa e resilienza”.

Il governo ha anche cercato di limitare gli effetti degli scioperi, precettando alcuni dipendenti dei settori strategici, come la sanità, la sicurezza e i servizi pubblici essenziali.

Tuttavia, i sindacati hanno contestato questa decisione, definendola illegittima e antidemocratica, e hanno presentato un ricorso al giudice del lavoro. Lo scontro tra Landini e Salvini su questa questione ha infiammato la polemica politica in questi giorni.

Lo scontro tra governo e sindacati si preannuncia quindi duro e lungo, ma fa quantomeno sorridere il fatto che i sindacati inizino a scioperare solo quando è al governo la Destra e fa ancora più sorridere che critichino Giorgia Meloni quando Draghi e Conte hanno adottato misure del tutto simili dato che la sovranità economica è oramai totalmente in mano alla Commissione Europea, ma il gioco delle parti a quanto pare è utile per distrarre la popolazione dai veri nemici che stanno a Washington e Bruxelles.

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