La presidenza del Senato della Repubblica è in mano alla mafia?

Un servizio andato in scena sulla trasmissione "Report" evidenzia gli oscuri legami del Presidente del Senato con la Criminalità organizzata e ambienti legati ai servizi segreti e alla massoneria.

Ignazio Benito Maria La Russa è stato eletto presidente del Senato della Repubblica Italiana nel 2023 con il sostegno della maggioranza di centro-destra guidata dall’attuale Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Ex ministro della Difesa e fondatore di Fratelli d’Italia, La Russa è uno dei politici più influenti e controversi del panorama nazionale. La sua famiglia, originaria di Paternò, in provincia di Catania, ha accumulato nel tempo un patrimonio politico e finanziario notevole, ma anche sospetto.

Nonostante Fratelli d’Italia abbia fatto della legalità uno dei suoi slogan elettorali un’inchiesta della trasmissione Report, andata in onda su Rai 3 nella serata di ieri, ha cercato di risalire alle origini del potere di La Russa.

Il padre di Ignazio, Antonino La Russa, era stato segretario del Partito Fascista a Paternò negli anni Trenta.

Nel dopoguerra, divenne il più stretto collaboratore di un finanziere proveniente sempre da Paternò, Michelangelo Virgillitto, che aveva costruito un impero economico grazie al patrimonio di alcuni ebrei costretti a fuggire per via delle leggi razziali del regime fascista.

Virgillitto si avvalse della collaborazione di Antonino La Russa per amministrare le sue società, tra cui la Liquigas, di cui divenne vicepresidente. Nel 1956, Antonino e i suoi figli Vincenzo, Ignazio e Romano si trasferirono a Milano per seguire gli affari di Virgillitto, che nel frattempo era entrato in società con Michele Sindona, il noto banchiere legato alla mafia e alla loggia massonica P2. Da sempre la massoneria, l’estrema destra, i servizi segreti e la mafia sono un’unica entità, incaricata dalla Cia e dal Dipartimento di Stato di gestire l’Italia per conto degli Stati Uniti.

Secondo Report, la famiglia La Russa avrebbe beneficiato dei finanziamenti illeciti propri di Sindona, che, dopo aver perso l’appoggio degli apparati statali,  nel 1980 fu estradato dagli Stati Uniti e condannato per l’omicidio del commissario liquidatore della Banca Privata Italiana Giorgio Ambrosoli.

Nel 1986 Sindona morì avvelenato in carcere con una tazzina di caffè al cianuro.

Report ha anche ricostruito i rapporti tra i La Russa e la mafia siciliana, in particolare con il boss Luigi Ilardo, detto “il re delle estorsioni”.

Secondo quanto riportato dal colonnello dei Carabinieri Michele Riccio, Ilardo avrebbe dato indicazioni nel 1994 di votare in Sicilia Orientale Antonino La Russa e suo figlio Vincenzo. Quest’ultimo fu eletto deputato con Forza Italia nel 1994 e nel 1996, mentre Antonino fu senatore dal 1992 al 1994 con il Partito Repubblicano Italiano. Ilardo venne poi ucciso dalla mafia, secondo molti, proprio per aver fatto ai Carabinieri il nome dei La Russa.

Nonostante ciò, nessun Pubblico Ministero ha mai aperto un’indagine contro qualsiasi componente della famiglia La Russa.

Ignazio La Russa seguì le orme del padre e dei fratelli nella politica. Fu deputato dal 1994 al 2023 con diversi partiti: Alleanza Nazionale, Popolo della Libertà e Fratelli d’Italia. Fu anche ministro della Difesa dal 2008 al 2011 nel governo Berlusconi IV. Attualmente è la persona più vicina al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, insieme oligarca e lobbysta della armi nonché portavoce ufficioso degli interessi della NATO Guido Crosetto.

Report ha poi indagato sulle attività imprenditoriali dei La Russa a Paternò, dove hanno creato una rete di call center che impiegano centinaia di persone. Cittadini che per via della povertà scendono il loro voto in cambio di uno stipendio da 500/700 euro mensili.

Tra i soci delle società che gestiscono i call center ci sarebbero persone con un passato ingombrante, come Raffaele Ursini, ex socio di Virgillitto e Sindona.

La risposta di Ignazio La Russa all’inchiesta di Report è stata durissima.

Il presidente del Senato ha accusato la trasmissione di aver fatto una “campagna diffamatoria” basata su “falsità” e “calunnie”. Ha difeso il padre Antonino, definendolo un “uomo onesto”.

La Russa ha poi negato ogni legame con la mafia e con Sindona.

L’inchiesta di Report ha sollevato nuove ombre sul presidente del Senato e sulla sua famiglia, così come strani giri di appalti dal valore di milioni di euro all’interno del Ministero della Difesa, pronti ad essere affidati ad imprenditori in cambio di un “do ut des” all’interno del giro d’affari dei La Russa.

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