“Re Giorgio I” è morto

La morte di Giorgio Napolitano, primo Presidente della Repubblica Italiana eletto due volte, è stata accolta in maniera assai diversa da come avrebbero voluto le "istituzioni".

Anche un giornalista da sempre abbastanza allineato al centrodestra e agli apparati statali come Nicola Porro in un suo editoriale ha descritto così il Presidente Emerito della Repubblica Italiana: ” Di Napolitano, non potendo dire altro, si dice: è stato uomo delle istituzioni e si dice il vero, la sua stagione grigia, lunghissima, secolare, si esalta nell’ultimo tratto presidenziale che è tutto al servizio non del Paese, non del popolo ma dei partiti che l’hanno espresso, di quel coacervo di poteri, costituiti, sommersi, burocratici, sottaciuti che oggi va di moda chiamare deep state.”

Marco Travaglio, storico direttore de “Il Fatto Quotidiano” lo aveva definito come “il Presidente che trovò una Repubblica e ne fece una monarchia”.

E se anche nomi così in vista e sicuramente non del tutto slegati alle logiche di potere tracciano questo quadro di Napolitano ben si comprende come il cittadino medio nutra assai più rancore nei confronti dell’ex Presidente.

Un rancore però che, finché era Napolitano era in vita, era impossibile esprimere ai sensi dell’articolo 278 del codice penale della Repubblica Italiana che recita “Chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con una multa da euro 5.000 a euro 30.000. La pena è della reclusione da uno a tre anni se il colpevole è un pubblico ufficiale o se il reato è compiuto durante una manifestazione politica svolta in un luogo pubblico o aperto al pubblico“.

Una norma che parrebbe scritta da un dittatore stravagante dell’ Asia Centrale, da qualche tiranno africano o da qualche sultano dei deserti d’Arabia ma che è invece parte del diritto vigente all’ interno della Repubblica Italiana e che la DIGOS, il temutissimo reparto di polizia politica della Polizia di Stato, ha fatto sempre ben rispettare.

Ma ora Giorgio Napolitano è morto, e non gode più della protezione legislativa ecco che proprio come avviene alla morte dei tiranni, i social si sono riempiti di commenti negativi sul suo operato.

Tra i commenti alla notizia della scomparsa del Capo dello Stato diffusa dal quotidiano “Libero” si legge nell’ ordine: “Nemico della Patria e del Popolo Italiano” e poi “Il peggiore dei Presidenti della Repubblica, non abbiamo perso nulla” , “da oggi l’inferno ha un posto in più occupato” , “sono talmente dispiaciuto che ora andrò a bermi una bottiglia di spumante per festeggiare”.

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Nei commenti su “Instagram” de “Il Fatto Quotidiano” si leggono commenti di tenore assai simile, come “Peggior Presidente della Repubblica mai avuto” , mentre molti altri ricordano come il Presidente della Repubblica abbia fatto cancellare delle registrazioni e delle intercettazioni che sembravano dimostrare la sua connivenza con la mafia e con il “Deep State”.

Ma perché tanto odio nei confronti di Napolitano?

Oltre ai legami con la Mafia e con lo stato profondo Napolitano viene ricordato soprattutto per aver aumentato la sudditanza dell’Italia nei confronti dell’Unione Europea e per aver da sempre, come ritenuto anche dal New York Times, agito al di fuori del suo potere costituzionale, per garantire gli interessi statunitensi ed europei più di quelli del popolo italiano generando una sempre più alta insofferenza nei confronti sia del parlamentarismo sia della figura stessa del Presidente della Repubblica.

Anche le forzate dimissioni di Berlusconi e l’avvio della stagione dei governi tecnici o “del vincolo esterno” con Presidenti del Consiglio come Mario Monti e Ministri come la Fornero hanno contribuito ad acuire l’odio nei suoi confronti da parte della stragrande maggioranza della popolazione.

Non a caso una delle promesse fondamentali di Giorgia Meloni, che la hanno portata a crescere enormemente nei consensi e a vincere le elezioni, era stata proprio la proposta di modifica costituzionale che aboliva la figura del Presidente della Repubblica e sanciva l’elezione diretta del Presidente del Consiglio di modo da dotare il governo di legittimazione diretta e di tentare di sottrarlo dal controllo di Stati Uniti,  Unione Europea e apparati statali.

Un’ altra promessa che però, ad ora, non è stata attuata.

 

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