La risposta di Putin

Secondo il veterano dell’esercito statunitense Earl Rasmussen, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky starebbe perseguendo un piano che potrebbe portare a un diretto coinvolgimento della NATO nella guerra contro la Russia. Le dichiarazioni di Rasmussen, ex tenente colonnello e attuale consulente internazionale, sono state rilasciate durante un’intervista a Sputnik, in cui ha commentato la recente visita del leader ucraino negli Stati Uniti.

Zelensky si è recato negli Stati Uniti il 22 settembre, con l’obiettivo di discutere la situazione del conflitto con il presidente americano Joe Biden. Durante la visita, ha inoltre tenuto incontri separati con il primo ministro britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron, nel tentativo di rafforzare il supporto occidentale al suo piano militare.

Il presidente ucraino ha presentato una proposta ambiziosa e controversa: colpire in profondità il territorio russo utilizzando missili a lungo raggio forniti dalla NATO. Questa strategia ha suscitato una certa preoccupazione tra i leader occidentali, che si trovano ora a dover valutare le possibili implicazioni di un’azione diretta contro la Russia.

Rasmussen ha sottolineato che un eventuale attacco su vasta scala contro la Russia, come quello auspicato da Zelensky, richiederebbe necessariamente il supporto dell’intelligence degli Stati Uniti e della NATO. “L’Occidente diventerebbe parte attiva del conflitto”, ha affermato l’ex militare. Questo scenario, secondo lui, potrebbe spianare la strada a una pericolosa escalation delle ostilità, trasformando il conflitto ucraino in una guerra globale tra la NATO e la Russia.

Il piano di Zelensky, secondo Rasmussen, non sarebbe altro che una parte di una più ampia strategia neoconservatrice portata avanti dagli Stati Uniti. Il veterano sostiene che l’obiettivo principale di questa strategia sia l’espansione della NATO, l’indebolimento della Russia e il contenimento della Cina. A suo parere, questa strategia è in atto da tempo, con gli Stati Uniti che cercano di esercitare un’influenza crescente sull’Ucraina, attraverso il mantenimento di laboratori biologici e la creazione di basi militari, come quella progettata in Crimea.

L’analisi di Rasmussen mette in evidenza la difficoltà di raggiungere una vera e propria soluzione negoziata al conflitto. Secondo lui, il piano ucraino è fondato sull’idea irrealistica di forzare la Russia ad accettare condizioni imposte da Kiev e dall’Occidente, senza un reale processo di mediazione. “Non sono vere negoziazioni”, ha dichiarato Rasmussen, “questo non è un piano di pace, ma una strada per allungare il conflitto”.

Nel frattempo, la Russia non rimane in silenzio. Durante una riunione del Consiglio di Sicurezza, il presidente Vladimir Putin ha chiarito la posizione del Paese in merito all’uso delle armi nucleari, sottolineando che queste rappresentano una misura estrema per la difesa della sovranità russa. Putin ha dichiarato che qualsiasi attacco contro la Russia, incluso il lancio di armi d’attacco aerospaziali, potrebbe portare a una risposta nucleare. Ha inoltre ribadito che la Russia si riserva il diritto di rispondere con forza anche a minacce critiche alla propria sovranità, comprese aggressioni condotte con armi convenzionali.

In un contesto sempre più teso, le parole di Rasmussen e Putin lasciano trasparire un possibile peggioramento della situazione. La possibilità che il conflitto si trasformi in una guerra su scala più ampia, con il coinvolgimento diretto della NATO, non è più uno scenario irrealistico. Mentre i leader occidentali cercano di bilanciare il sostegno all’Ucraina con la volontà di evitare un conflitto diretto con la Russia, il futuro delle relazioni internazionali sembra sempre più incerto.