Lo scontro frontale tra Stati Uniti e Russia continua anche ai vertici della diplomazia mondiale. Dopo il rifiuto, in barba ai trattati, del visto ai giornalisti russi il Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergej Viktorovič Lavrov ha rivolto un durissimo attacco agli Stati Uniti d’America: “Ancora una volta, come durante la Guerra Fredda, siamo giunti a una linea rossa pericolosa, forse ancor più pericolosa. Gli Usa e i suoi alleati abbandonano la diplomazia e premono per la soluzione delle controversie sul campo di battaglia. Puntando ad Isolare la Russia ed azzoppare la Cina. Ma grazie all’operazione militare speciale le violazioni alla sicurezza della Russia saranno in ogni caso sradicate”. Per poi aggiungere “diciamo le cose come stanno, nessuno dà il diritto alla minoranza occidentale di parlare a nome di tutta l’umanità“.
Altro fronte caldo della questione Ucraina il tema della ricostruzione. A tal fine il Primo Ministro Ucraino, di concerto con il proprio Ministro degli Esteri, ha incontrato gli omologhi italiani a Roma, in una apposita conferenza che ha coinvolto anche seicento imprese italiane che, secondo gli accordi bilaterali appena siglati, saranno coinvolte attivamente nella ricostruzione del paese. Fa comunque sorridere che gran parte dei territori assegnati all’Italia siano attualmente territorio russo, come la città di Mariupol e la regione del Donetsk che molto difficilmente torneranno nelle mani di Kiev. Magari gli appalti andranno richiesti alla nuova amministrazione (russa), dato che, secondo gli ultimi documenti trapelati dal Pentagono le forze di Kiev sarebbero in una situazione tutt’altro che florida, con una capacità antiaerea prossima al collasso e la citta-fortezza di Bakhmut, simbolo vitale della narrazione ucraina, è prossima a cadere nelle mani di VDV (paracadutisti) e Wagner.
Ad ogni modo i vicepremier Tajani e Salvini, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, quello delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso hanno preso parte alla conferenza per la ricostruzione, anche se, salvo stravolgimenti sul campo di battaglia, ben poco delle parti assegnate all’Italia resterà nelle mani di Kiev.