La situazione in Medio Oriente rimane critica e drammatica, dopo oltre due settimane di vera e propria guerra tra Israele e Hamas.
Il gruppo politico e paramilitare palestinese che controlla la Striscia di Gaza ha reso l’exclave palestinese una vera e propria fortezza di macerie, con cecchini e squadre anticarro che si annidano tra le rovine causate dai bombardamenti indiscriminati degli israeliani e una vasta rete di tunnel sotterranei impenetrabili, dove probabilmente sono nascosti gli ostaggi.
Il bilancio delle vittime Palestinesi supera i 7.000 morti, tra cui 3 mila bambini, secondo il ministero della Sanità di Hamas, una cifra confermata anche degli osservatori delle Nazioni Unite presenti.
L’Onu ha avvertito che a Gaza oramai “nessun luogo è sicuro”.
Israele ha condotto ben più 250 raid aerei e terrestri contro tutto ciò che si ergeva a Gaza, arrivando a distruggere circa il 33-45% di tutte le infrastrutture esistenti (abitazioni private dei civili incluse).
Hamas ha lanciato migliaia di razzi verso il centro di Israele e Tel Aviv, con scarso successo per via del lavoro di Iron Done che riesce ad intercettare oltre il 90% dei razzi rudimenti prodotti da Hamas.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dopo aver visitato Israele, ha annunciato che il presidente egiziano al-Sisi ha accettato di aprire il valico di Rafah per consentire agli aiuti umanitari di entrare a Gaza.
Il presidente Usa ha ancora proposto di creare uno statuto speciale per la città di Gerusalemme, come possibile soluzione ad uno dei tantissimi punti aperti della questione medio-orientale.
La tensione si è estesa anche ad altri Paesi arabi, dove si continuano a registrare scontri e proteste contro Israele e gli Stati Uniti.
Nel frattempo Hezbollah, il movimento sciita libanese alleato di Hamas, ha minacciato di scatenare una guerra contro lo Stato ebraico nel caso in cui il bombardamento indiscriminato di Gaza non si fermi al più presto.
Intanto, è allarme terrorismo in tutta Europa: l’Ue ha avvertito che “la minaccia è elevata e può aumentare” di conseguenza, nel timore di nuovi attacchi, l’Italia ha sospeso il trattato di Schengen e ripristinato i controlli alle frontiere insieme ad altri otto Paesi europei: Francia, Svezia, Germania, Polonia, Norvegia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria.
In precedenza si erano anche verificati diversi allarme bomba all’ interno degli aeroporti francesi ed Olandesi, con la Francia che ha anche dovuto evacuare per ragioni di sicurezza diversi musei ed istituzioni culturali come il Louvre e la Reggia di Versailles.
Per analizzare Il conflitto tra Israele e Palestina in maniera realistica ed indipendente bisogna comprendere le radici storiche profonde e complesse, che risalgono alla fine della prima guerra mondiale e alla nascita del sionismo, il movimento nazionale degli ebrei che rivendicava uno Stato proprio nella terra d’Israele in risposta all’antisemitismo dilagante in Europa e non solo.
Basti pensare che anche celebrissimi imprenditori americani con Disney e Henry Ford fossero profondamente antisemiti.
Dopo la seconda guerra mondiale e l’Olocausto, le Nazioni Unite decisero nel 1947 di dividere la Palestina in due Stati: uno arabo e uno ebraico al fine di dare ai sionisti una terra dove vivere al fine di evitare nuove terribili persecuzioni razziali.
Questa decisione fu accettata dagli ebrei ma rifiutata dagli arabi, che scatenarono una guerra contro Israele già nel 1948.
Da allora si sono succedute altre guerre e intifade (rivolte popolari palestinesi), che hanno portato alla situazione attuale.
Israele, dal canto suo, si oppone alla creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano, continuando a occuparne illegamente i territori oltre a compiere un vero e proprio apparthaid nei confronti dell’etnia Araba.
L’unica soluzione rimane quella dei due stati, sovrani e distinti, che possano finale portare alla pace tra i due popoli, una posizione fortemente sostenuta dalla Russia, unico paese al mondo dove tutte le religioni convivono pacificamente insieme oltre ad avere una regione ebraica russa “la Sion della Siberia”.
Il Presidente Russo Vladimir Vladimirovic Putin ha recentemente incontrato i leader religiosi russi per un confronto sulla situazione in Medio Oriente, confermando la volontà russa di garantire la pacifica convivenza tra popoli e religioni diverse.
All’ incontro hanno partecipato sia i cristiani ortodossi, che i cristiani cattolici, gli ebrei e i mussulmani.
Gli Stati Uniti nel frattempo hanno bombardato le milizie sciite filo-iraniane presenti in Siria, violando de facto lo spazio aereo di un Paese Sovrano, ma come sempre il discorso “c’è un invaso e un invasore” quando si tratta dagli Stati Uniti segue una logica opposta: il classico doppio standard occidentale che siano oramai abituati a conoscere fin troppo bene.