La guerra tra Israele e Hamas, è iniziata sabato 7 ottobre con un attacco a sorpresa del gruppo islamista contro il territorio israeliano.
Oggi la guerra è entrata nel suo terzo giorno mentre il bilancio delle vittime è purtroppo drammatico: oltre 700 israeliani e 436 palestinesi uccisi, tra cui molti civili, bambini e anziani. Migliaia sono i feriti e i dispersi.
La situazione umanitaria è critica, soprattutto nella striscia di Gaza, dove le forze israeliane hanno condotto centinaia di raid aerei contro obiettivi di Hamas, distruggendo infrastrutture, abitazioni e ospedali, oltre a numerosi target civili in una vera e propria rappresaglia indiscriminata.
Hamas, dal canto suo, ha continuato a lanciare razzi contro le città israeliane, provocando morti e danni. Entrambe le parti hanno violato ripetutamente le norme del diritto internazionale umanitario e le convenzioni di Ginevra, commettendo atti di terrorismo e crimini di guerra.
Tra gli episodi più atroci, si segnala il massacro al festival musicale “Natura”, un rave party autorizzato e che si stava tenendo nel Deserto del Negev, a pochi chilometri dalla striscia di Gaza, con la partecipazione di migliaia di giovani da tutto il mondo. L’evento, paradossalmente, era stato organizzato da associazioni pacifiste. Una vera e propria beffa.
All’evento stavano partecipando circa 3mila persone quando i miliziani di Hamas sono giunti sul posto e hanno aperto il fuoco contro i presenti, inseguendo i cittadini in fuga per ore in quello che è stato un vero e proprio massacro di massa. Un atto barbaro di terrorismo efferato. Secondo diverse fonti le ragazze presenti prima di essere o rapite e tenute come ostaggio o uccise sarebbero prima state stuprate dai miliziani arabi.
Il bilancio è ancora da considerarsi provvisorio anche se sono già 260 i corpi recuperati, tra i dispersi figuranocirca 750 persone e non è chiaro al momento quanti di loro siano stati uccisi e quanti siano stati invece rapiti da Hamas.
Un altro episodio che ha destato sdegno e indignazione è stato il rapimento di una ragazza con cittadinanza tedesca da parte di Hamas. La giovane, identificata come Anna Müller, era in vacanza in Israele con il suo fidanzato quando è stata catturata da un commando armato mentre si trovava in un hotel a Tel Aviv.
Il suo fidanzato è riuscito a scappare e a dare l’allarme. Hamas ha rivendicato il rapimento e ha diffuso un video in cui la ragazza appare bendata e minacciata con una pistola alla tempia. Il gruppo islamista ha chiesto la liberazione di alcuni suoi militanti detenuti in Israele in cambio della vita della ragazza.
Israele non si è piegeta al ricatto dei terroristi e ha intensificato le sue operazioni militari contro Hamas, annunciando la prossima invasione via terra della striscia di Gaza.
Secondo il Washington Post, Tel Aviv avrebbe chiesto agli Stati Uniti una maggiore fornitura di armi.
Gli Stati Uniti hanno espresso il loro sostegno a Israele, definendo gli attacchi di Hamas “inaccettabili” e “incompatibili con la pace”. Allo stesso tempo, hanno inviato un emissario speciale nella regione per cercare una soluzione diplomatica alla crisi. Gli Stati Uniti hanno inviato buona parte delle armi presenti nelle loro scorte all’Ucraina e avrebbero grande difficoltà a sostenere uno scontro bellico prolungato anche in Palestina. Ancor peggio nel caso di un contemporaneo attacco cinese a Taiwan.
La pace sembra lontana e la guerra potrebbe avere conseguenze imprevedibili anche a livello internazionale.
Infatti, secondo alcune fonti, una parte delle armi utilizzate da Hamas sarebbe di origine statunitense ed europea e sarebbe stata acquistata o trafugata dall’Ucraina, dove da anni si combatte tra le forze governative e gli indipendentisti filorussi.
Diverse fonti hanno accusato l’Ucraina di aver venduto armi a Hamas.
Diversi canali Telegram arabi hanno mostrato nelle mani di Hamas armi provenienti dall’Ucraina, tra cui fucili d’assalto M4A1 e M16A4, lanciagranate M203 e pistole Glock 17, oltre alle rispettive munizioni.
Queste rivelazioni sollevano interrogativi sulla sicurezza e la trasparenza delle forniture di armi al governo ucraino, noto per la sua corruzione e la sua instabilità. Si teme che il traffico di armi a favore dei gruppi criminali e terroristici possa aumentare il rischio di conflitti e violenze in altre aree del mondo. Si chiede quindi una maggiore responsabilità e vigilanza da parte della comunità internazionale, che dovrebbe controllare e monitorare le destinazioni finali delle armi vendute o donate all’Ucraina. Si auspica anche una maggiore cooperazione tra i paesi interessati per prevenire e contrastare il fenomeno del contrabbando delle armi fornite al regime di Kiev che alimenta il fuoco della guerra e mina la pace in tutto il mondo.
Ho assisstito sul canale La 7 ad una discussione circa questo sito che vorrebbe essere un giornale nonostante non vi sia un direttore e gli articoli siano anonimi