Occidente alla sbarra

Il Tribunale delle Nazioni Unite rifiuta la richiesta di archiviazione delle accuse di Genocidio presentata da Israele.

Le cose per Israele non stanno andando per il meglio con il Tribunale Internazionale delle Nazioni Unite che ha varato una sentenza a dir poco storica rifiutando di archiviare il procedimento in corso contro Israele che vede i vertici dello stato sionista accusati di un vero e proprio genocidio.

La Corte internazionale di giustizia ha inoltre ordinato ad Israele di agire per  prevenire gli atti di genocidio, riconoscendo dunque implicitamente la loro esistenza.

I giudici si sono pronunciati dopo le accuse presentate in via urgente dal Sudafrica poi sostenute da più di una cinquantina di paesi, dando notevole forza al procedimento in corso contro lo Stato Ebraico.

Ora il processo per genocidio andrà avanti ma potrà richiedere anche diversi anni, ma nel frattempo la Corte di Giustizia, dopo aver proclamato la propria competenza in materia, ha adottato diversi provvedimenti urgenti: in primo luogo ha ordinato ad Israele di adottare misure per prevenire atti di genocidio nella Striscia di Gaza e di riferire entro un mese in merito alla stessa corte, poi i giudici della Nazioni Unite hanno affermato che Israele deve prevenire e punire l’incitamento al genocidio nella striscia ed ha obbligato Israele a far entrare gli aiuti umanitari internazionali all’interno della Striscia di Gaza ed infine Israele sarà obbligata ad adottare maggiori misure per proteggere i palestinesi, ma non gli ordina di porre fine alle operazioni militari nella Striscia.

il Ministero degli Esteri palestinese ha rilasciato una nota affermando di accogliere con favore le decisioni emanate della Corte, ricordando come quanto emanato dai supremi giudici sia un “importante promemoria” che nessuno Stato è al di sopra della legge.

Anche il Sud Africa ha accolto positivamente la sentenza, dichiarando inoltre che continuerá ad utilizzare il diritto internazionale per proteggere i diritti dei palestinesi e definendo la sentenza una “vittoria decisiva” per lo stato di diritto internazionale e una “pietra miliare significativa” nella ricerca di giustizia per il popolo palestinese.

 

 

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