A far crescere la polemica politica il fatto che tra gli indagati ci siano i nomi di alcuni familiari del deputato Aboubakar Soumahoro, eletto con l’Alleanza Sinistra Verdi. La posizione più grave appare essere quella di sua suocera, Therese Mukamitsindo, che secondo gli investigatori avrebbe contabilizzato tra il 2015 e il 2016 false fatture per 2.3 milioni di euro che avrebbero portato a un’evasione fiscale di 597.000 euro. Per quello che riguarda Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro, Michel Rukundo (il cognato) e Marie Therese la contestazione riguarda 55.000 euro di fatture false per un’evasione di poco più di 13.000 euro.
Soumahoro ha costruito la sua carriera politica come sindacalista dei braccianti e dei migranti sfruttati dal caporalato nella coltivazione e nella raccolta di prodotti agricoli, costretti a vivere in baraccopoli fatiscenti e contrarie ad ogni più basilare forma di diritto umano.
Le battaglie sacrosante del Deputato si sono infrante di fronte all’evidenza, davanti all’opinione pubblica e ai magistrati, che alcuni suoi familiari, tra cui la moglie, avrebbero guadagnato centinaia di migliaia di euro sulla pelle di quei migranti che lo stesso Soumahoro aveva giurato di proteggere, giuramento che ha infranto anche nei confronti della Repubblica Italiana, i cui fondi, concessi per aiutare a migliorare le condizioni degli ultimi degli ultimi, sono invece finiti in vestiti Gucci e borse di Prada.
«Spregiudicatezza e opacità nella gestione degli ingenti fondi assegnati alla cooperativa sociale…in parte non rendicontati e in parte utilizzati per scopi apparentemente estranei allo scopo sociale: acquisto di beni presso negozi di abbigliamento di lusso tra cui Ferragamo a Roma» si legge nei fascicoli d’indagine della Procura della Repubblica.
Un lusso sfrenato che deride sia i contribuenti sia chi credeva nell’opera sindacale per riemergere dal fango delle campagne.