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La controversa direttiva europea, terrore dei balneari, secondo l'ultima sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione Europea deve essere applicata anche in Italia.

Concorrenza, questo il problema che fondamentalmente hanno evidenziato le toghe europeee. Secondo i giudici le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente. Niente più stabilimenti balneari trasmessi automaticamente di padre in figlio, come se fossero una proprietà più che una concessione demaniale. Certe strutture hanno un chiaro valore storico, rappresentano quasi una tradizione e costituiscono il sostentamento di intere famiglie, ma allo stesso tempo va detto che diversi membri della maggioranza, tra cui il Ministro del Turismo Daniela Santanchè, nonché altri importanti imprenditori, pagano al demanio canoni di locazione irrisori rispetto alle cifre da capogiro di certe location marittime “extra-lusso”. Un disequilibrio che va certamente risolto, ma che, tramite una privatizzazione senza regole, rischia di mettere nelle mani dei grandi gruppi finanziari stranieri (arabi e americani in primis), la quasi totalità delle nostre spiagge. Un equilibrio dovrà sicuramente essere trovato, ma la soluzione non appare certamente vicina. 

In ogni caso i giudici italiani, piaccia o non piaccia, così come le nostre autorità amministrative saranno obbligate ad applicare le norme pertinenti del diritto dell’Unione, disapplicando qualsiasi disposizione del nostro diritto nazionale non conformi alle stesse. È quanto ha sottolineato la Corte di giustizia dell’Unione europea nella causa C-348/22 sul tema delle concessioni balneari.

Nel frattempo Bruxelles rimane in pressing e chiede che il governo trovi «urgentemente» una soluzione per salvaguardare la concorrenza e garantire la «trasparenza» e l’«imparzialità» delle procedure di gara. La partita sui balneari si intreccia con le altre che l’Italia sta giocando con l’Ue: dalla terza rata del Pnrr al Mes, al Patto di stabilità. Una battaglia totale, che il governo non sembra voler, se non vincere, perlomeno combattere, nonostante quanto dichiarato in campagna elettorale. Un altro duro colpo per i patrioti e per la “base” di Fdi e Lega, che hanno fatto del pugno duro contro Bruxelles uno dei cardini della propria comunicazione politica.

 

 

 

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