In un’operazione di vasta portata contro la criminalità organizzata, le forze dell’ordine italiane hanno messo a segno un colpo significativo contro il noto clan Parisi-Palermiti. L’indagine, che ha visto l’impiego di unità specializzate quali lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Puglia e il Nucleo cinofili di Modugno, si è conclusa con l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per 56 individui, accusati di far parte di un’organizzazione criminale con radici nella mafia e nella camorra, attiva nel narcotraffico con metodi violenti e intimidatori.
Le indagini, svolte tra il 2017 e il 2020 dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Bari, hanno permesso di delineare la struttura del clan, evidenziando una gerarchia ben definita e un controllo capillare del territorio. Questo ha garantito al gruppo criminale la gestione quasi monopolistica del mercato degli stupefacenti nella regione, con l’uso di violenza e armi quando necessario.
Il lavoro investigativo ha portato al sequestro di ingenti quantità di droga, tra cui 80 kg di hashish, 7 kg di cocaina e 2 kg di marijuana, e all’arresto di numerosi membri dell’organizzazione, inclusi acquirenti e corrieri. Inoltre, sono stati identificati diversi luoghi utilizzati come depositi per il narcotraffico.
Questo intervento segue una serie di arresti avvenuti il 26 febbraio, che avevano già colpito il clan per presunte infiltrazioni nel settore economico e politico. La nuova ondata di ordinanze di custodia cautelare, che include 55 detenzioni in carcere e una agli arresti domiciliari, mira a smantellare ulteriormente le attività illecite del gruppo.
L’inchiesta, guidata dai magistrati Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali, Federico Perrone Capano e Francesco Giannella, ha ricostruito quattro anni di attività del clan, evidenziando i canali di approvvigionamento e l’organizzazione delle reti di spaccio. Il volume d’affari stimato ammontava a 10 kg di cocaina a settimana, con un valore di mercato di 38.000 euro al chilo.
Durante il lockdown per il Covid-19, i membri del clan hanno adottato travestimenti da imbianchini e operatori sanitari per muoversi indisturbati e continuare le loro attività illecite. Il procuratore Roberto Rossi ha sottolineato che il traffico di stupefacenti rimane la principale fonte di reddito per i clan, data l’elevata domanda. L’indagine rappresenta un passo avanti nel processo di liberazione dei quartieri dall’influenza mafiosa.
Tuttavia, Rossi ha anche espresso preoccupazione per la carenza di personale negli uffici inquirenti, che rischia di compromettere l’efficacia della lotta alla criminalità organizzata. Con una carenza di personale che supera il 20-25%, il procuratore avverte che si sta raggiungendo un limite critico, oltre il quale potrebbe essere difficile mantenere l’attuale livello di impegno contro le organizzazioni criminali.