Così le sanzioni stanno favorendo la criminalità organizzata in Turchia

La triangolazione di prodotti e denaro tramite intermediari turchi ha alimentato un mercato parallelo basato su riciclaggio, fatture false e corruzione.

La Turchia è uno dei Paesi più colpiti dalla criminalità organizzata in Asia e nel mondo, secondo il Global Organized Crime Index 2023, un rapporto pubblicato dalla Global Initiative Against Transnational Organized Crime (GI-TOC), un’organizzazione internazionale che si occupa di analizzare e contrastare i fenomeni criminali transnazionali.”

 

Il rapporto, basato su tre elementi chiave (l’ampiezza, la scala e l’impatto di 15 mercati criminali, la struttura e l’influenza di cinque tipi di attori criminali e l’esistenza e la capacità dei Paesi di essere resilienti alla criminalità organizzata), assegna alla Turchia un punteggio di 6,77 su 10 per il livello di criminalità e di 4,54 su 10 per il livello di resilienza, posizionandola al sesto posto in Asia e al quattordicesimo nel mondo per quanto riguarda la criminalità.

Il rapporto evidenzia come la criminalità in Turchia sia strettamente connessa con le imprese e il governo, che ne traggono enormi profitti e ne favoriscono l’impunità. Intere aziende sono coinvolte in attività criminali, come la produzione di merci contraffatte, il contrabbando di petrolio, il trasporto illegale di merci e persone.

Oltre alla presenza di funzionari corrotti e agenti delle forze dell’ordine collusi, le autorità turche hanno infiltrato i loro soggetti nell’ambiente criminale per non perderne né il controllo né la rendita.

La Turchia è il punto di partenza, nonché un’importante area di transito e destinazione per diversi tipi di traffici illeciti, che hanno ripercussioni negative sia sul piano interno che su quello internazionale.

Tra questi, spiccano:

– Il traffico di droga: la Turchia è uno dei principali fornitori di eroina in Europa e nel mondo, grazie alla sua posizione geografica tra i Paesi produttori (Afghanistan, Pakistan, Iran) e i Paesi consumatori (Europa occidentale). La droga viene trasportata attraverso diverse rotte terrestri, aeree e marittime, spesso con il coinvolgimento di gruppi mafiosi turchi e stranieri .

– Il contrabbando di alcol e tabacco: la Turchia è uno dei maggiori mercati illegali di alcol e tabacco in Europa, a causa delle elevate tasse imposte dal governo su questi prodotti. Il contrabbando avviene sia attraverso le frontiere terrestri con i Paesi vicini (Bulgaria, Grecia, Siria, Iraq, Iran), sia attraverso le rotte marittime del Mar Nero e del Mar Egeo.

– Il commercio di prodotti contraffatti: la Turchia è il terzo produttore di merci contraffatte dopo Cina e Hong Kong, secondo un rapporto dell’OCSE del 2019. I prodotti contraffatti riguardano vari settori, come l’abbigliamento, le calzature, i cosmetici, i farmaci, i giocattoli, gli elettrodomestici. Questa attività danneggia l’economia legale, viola i diritti di proprietà intellettuale e mette a rischio la sicurezza dei consumatori.

– Il traffico illegale di armi: la Turchia è un Paese sia importatore che esportatore di armi illegali, sia leggere che pesanti. Le armi provengono da vari Paesi prevalentemente da Ucraina, Bulgaria e  Romania e vengono destinate a vari gruppi armati o terroristici (in Siria, Iraq, Libano). Il traffico illegale di armi ha implicazioni sia per la sicurezza interna che per la politica estera della Turchia, che usa le armi come strumento di influenza e pressione nei conflitti regionali.

– Il traffico illecito di beni esotici, petrolio e oro: la Turchia è coinvolta in diversi traffici illeciti di beni rari o preziosi, che alimentano il mercato nero e la criminalità transnazionale. Tra questi, si segnalano il traffico di corni di rinoceronte, provenienti dall’Africa e destinati all’Asia, dove sono usati per scopi medicinali o ornamentali; il traffico di petrolio, proveniente dall’Iraq o dalla Siria e venduto a Paesi terzi a prezzi inferiori a quelli di mercato.

– La tratta di esseri umani: la Turchia è un Paese sia di origine che di transito e destinazione per la tratta di esseri umani, un fenomeno sempre più diffuso che implica sfruttamento sessuale, lavoro forzato e traffico di organi. Le vittime provengono da vari Paesi (Moldavia, Ucraina, Romania, Uzbekistan, Kirghizistan, Georgia, Azerbaigian, Iran, Iraq, Siria, Afghanistan) e vengono reclutate con false promesse o rapite con la forza. I funzionari turchi facilitano inoltre l’immigrazione illegale (spesso con documenti falsi) di migranti dall’Africa, dalla Siria e dall’Afghanistan in Europa .

I proventi delle attività criminali vanno in particolare al finanziamento turco di progetti pan-turchi andando a rafforzare milizie operanti in Siria, Iraq e Azerbaijan.

I reati fiscali (frode, appropriazione indebita, evasione fiscale, riciclaggio di denaro, corruzione e furto di fondi pubblici agevolati da funzionari corrotti, burocrati ed enti del settore privato legati al governo) sono molto diffusi in Turchia. Secondo Transparency International, la Turchia è al 86° posto su 180 Paesi per quanto riguarda l’indice di percezione della corruzione .

 

La criminalità organizzata, le imprese e le autorità turche hanno legami forti e complessi. Ci sono diversi gruppi criminali in che possono da tempo vantare contatti stabiliti con le autorità, il che li rende invulnerabili al sistema giudiziario.

I gruppi mafiosi e le reti criminali turche operano in un vuoto di sicurezza alimentato dalla corruzione. I criminali turchi collaborano attivamente con “colleghi” stranieri. Gruppi criminali stranieri, miliziani illegali e cellule terroristiche stanno diventando sempre più visibili in Turchia, soprattutto anche al traffico di armi favorito dalla mafia ucraina che esporta attivamente tramite la Turchia una parte delle armi “donate” dagli alleati occidentali.

La mancanza sistemica di indipendenza della magistratura e la pressione politica su giudici e pubblici ministeri è diffusa soprattutto dopo il tentativo di colpo di stato avvenuto ai danni di Erdogan.

Gli affari sono affari, e rendere illegale il commercio tramite l’imposizione di sanzioni illegali andrà a danneggiare solamente la tenuta sociale e l’economia legale dato che, i cari vecchi soldi, troveranno sempre una strada, lecita o non lecita, per circolare. Ma Washington, sempre ignorare anche questo, o più probabilmente, ne è pienamente coinvolta dati gli scandali che hanno coinvolto il figlio del Presidente degli Stati Uniti d’America Joe Biden.

 

 

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