In Francia continuano le proteste: pronto lo stop dei social network

Un paese in ginocchio. Una ribellione che non accenna a placarsi. Un Presidente mai realmente amato e sempre più in difficoltà. Pronto lo stop ad alcune funzioni dei social network.

Mentre le città continuano a bruciare per via delle sommosse dei rivoltosi il Primo Ministro Francese ha varato lo stop all’utilizzo dei servizi di geolocalizzazione dei social network per evitare il dilagare di ulteriori proteste, giustificando l’azione con le seguenti dichiarazioni: “si tratta di una funzione che permette ai giovani di ritrovarsi in un determinato luogo, mostrando come appiccare il fuoco. Sono appelli all’organizzazione dell’odio nello spazio pubblico”. In precedenza il Ministero degli Interni aveva già convocato i responsabili di Twitter, TikTok, Snapchat per chiedere di non lasciare circolare appelli alla violenza e domandare aiuto nell’identificazione di casseurs che diffondevano immagini di saccheggi e devastazioni.

Otto giorni dopo l’uccisione del diciassettenne Nahel da parte di un agente a Nanterre, le proteste non si sono placate ed anche la scorsa notte ci sono state violenze e incendi in buona parte della Francia. Gran parte dei rivoltosi sono immigrati di prima, seconda e terza generazione che vivono nel difficile contesto sociale della Banlieue, spesso sono anche giovanissimi, se non addirittura minorenni.

A non far placare le proteste anche il “caso Mohamed” ovvero quanto avvenuto notte del 3 luglio quando un ventisettenne padre di famiglia è morto nel centro di Marsiglia proprio a margine delle rivolte seguite all’uccisione di Nahel, probabilmente colpito da una flash ball della polizia. L’uomo, sposato, attendeva la nascita di un secondo figlio.

Questa non è però l’unica morte tragica legata alle proteste infatti mentre combatteva contro un incendio di diversi veicoli in un parcheggio sotterraneo a Saint-Denis, un giovane caporale dei vigili del fuoco di Parigi di 24 anni è morto nonostante le cure molto rapide dei suoi compagni di squadra, secondo quanto si apprende da fonti governative.

Il bilancio è ulteriormente più grave se si considerano i feriti e i danni materiali causati dalle sommosse: circa 1.350 veicoli sono stati dati alle fiamme, 234 edifici sono stati incendiati o danneggiati e sono stati registrati 2.560 incendi su strade pubbliche, oltre a ciò sono più di 1000 le persone arrestate e più di 79 gli agenti delle forze dell’ordine che hanno subito lesioni negli scontri. 

Sarà ora interessante monitorare lo svolgersi degli eventi nei prossimi giorni che si preannunciano comunque più calmi dei precedenti.

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