Le autorità della Repubblica dell’Artsakh, nel Nagorno-Karabakh, hanno pubblicato un decreto in base al quale la Repubblica cesserà di esistere il 1 gennaio 2024. Tutte le relative istituzioni e organizzazioni governative saranno automaticamente sciolte. La popolazione del Nagorno-Karabakh, di etnia armena sta venendo forzata ad un doloroso esodo.
Il Governo armeno ha comunicato che il numero dei rifugiati dal Nagorno Karabakh ha ora superato le 70 mila persone, ma il numero sembra destinato a crescere esponenzialmente man mano che le persone raggiungeranno il confine per tentare di salvarsi dai tentativi di pulizia etnica ad opera delle forze arme azzere turcofone e mussulmana.
Chi aveva impedito tutto ciò fino ad ora, a spese anche del sangue dei propri soldati, era stata la Federazione Russa che aveva dispiegato nella regione un contingente di pace che a lungo ha tenuto a bada gli irruenti azzeri.
Ma l’Armenia, per via del suo premier Nikol Pashinyan, appellato come traditore dal suo stesso popolo, ha deciso di andare a cercare gloria altrove, tradendo la Russia e aprendo alle relazioni con gli Stati Uniti.
L’Armenia poi non solo ha condotto esercitazioni militari congiunte con gli americani ma ha addirittura agito in maniera apertamente ostile alla Russia.
Non si placano infatti le tensioni tra Russia e Armenia. Il ministero degli Esteri russo ha emesso una sorta di avvertimento: “La ratifica dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale da parte dell’Armenia potrebbe avere conseguenze negative per le relazioni bilaterali. La Russia spera che nell’Assemblea nazionale armena ci siano forze che non approveranno una decisione così tossica”. Un concetto analogo è stato espresso anche da Dmitrij Peskov, portavoce del Cremlino.
La Corte penale internazionale é infatti uno strumento della geopolitica occidentale e statunitense e ha emesso un mandato di cattura ai danni del presidente russo Vladimir Vladimirovic Putin con accuse pretestuose e infondate.
La scelta dell’Armenia di guardare ad occidente, dopo che la Nato nella regione sostiene proprio i principali nemici dell’Armenia ovvero Turchia e Azerbaijan sicuramente non si è rivelata una scelta saggia, intelligente o lungimirante.
Ma anche senza intervento russo le autorità locali dell’ Artsakh avrebbero potuto agire molto diversamente.
La particolare conformazione geografica del territorio ben si sarebbe prestata ad una difesa prolungata in grado di prosciugare sul lungo periodo le risorse militari ed economiche azzere.
Un territorio montuoso come quello dell’Artsakh offre vantaggi evidenti ad una difesa elastica condotta a livello tattico con piccoli gruppi di ricognizione e sabotaggio che avrebbero facilmente potuto causare gravi perdite alle unità Azere trasformando ogni valico di montagna in un inferno di fuoco.
Le lunghe colonne azzere ben si sarebbero prestate ad attachi con IED (Improvised Explosive Device) utilizzati con successo da Afghani e Iraqueni contro eserciti più tecnologicamente avanzati e più numerosi.
L’Artsakh avrebbe poi potuto dotarsi di droni economici come quelli utilizzati da iraniani, russi e ucraini e che si confermano in grado di causare ampi danni con costi ridotti o di dover costringere l’avversario ad utilizzare costosissimi missili antiaerei per abbatterli, compromettendone le risorse economiche.
Infine la lotta partigiana e l’infiltrazione dietro le linee nemiche avrebbe potuto colpire i centri di comando e controllo sostituendo il ruolo che, negli eserciti moderni ed adeguamente equipaggiati, svolgono gli attacchi missilistici e l’aviazione. Analoga importanza avrebbe avuto la distruzione delle infrastrutture stradali, pontiarie e ferroviarie necessari al sostentamento delle truppe Azere in una regione impervia e ostile come l’Artsakh.
In extrama ratio attacchi terroristici contro i gasdotti, come il TAP, che rifornisce l’Unione Europea, e le raffinerie avrebbero potuto ulteriormente compromettere le possibilità di successo dell’Azerbaigian.
La guerra moderna, per essere vinta, al di là dei mezzi a disposizione, siano essi moderni o antiquati, numerosi o scarsi, deve essere totale. Solo la guerra totale volta ad annientare ogni capacità del nemico può essere di successo.
Bisogna infine ricordare come anche la guerra informativa e psicologica desta un ruolo fondamentale nella guerra moderna.
Proprio in quest’ultimo aspetto la regione dell’ Artsakh non ha investito le risorse necessarie, non coinvolgendo gli organi di stampa internazionali, non adottando le giuste strategie di influenza dell’opinione pubblica e non agendo adeguatamente sul piano informativo e mediatico, al contrario da quanto fatto, ad esempio, dalle repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk che fin dall’inizio sono riusciti ad interessare alla loro causa politici e media stranieri invitandoli sul proprio territorio.
Un altro morto tra i dirigenti di #Lukoil, azienda che, dopo l’inizio dell’invasione #russa dell’Ucraina, aveva chiesto la “cessazione immediata del conflitto armato” Qualche commento da parte dei servi della propaganda di #Putin in Italia? _________________ Siete Disinformazione pro Russa finanziata dal Cremlino e dal terrorista guerrafondaio PUTIN, I numeri della guerra di PUTLER: 10 MILA CIVILI Ukraini uccisi, 30 MILA SOLDATI Ukraini ammazzati – 19 MILA BAMBINI Ukraini repiti e deportati in russia FCKPTN JCVLAEAOAVRA
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