Il prezzo dei carburanti sta continuando a crescere spaventosamente con la benzina che, in modalità self service, ha superato in media quota 1,90 euro/litro e con il gasolio che ha raggiunto gli 1,76 euro/litro. Sono i dati della rilevazione di Staffetta Quotidiana.
I dati sono altamente preoccupati, visto che per la benzina siamo ai massimi da Luglio 2022, quando era in vigore il taglio sull’accisa di 30 centesimi al litro, ora abolito dal governo per “questioni di bilancio.
Al netto degli sconti fiscali il prezzo dei carburanti ha raggiunto i suoi massimi dai primi giorni del dicembre 2022.
Nonostante lo scenario apocalittico Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, resta fiducioso, non si capisce per quale motivo, arrivando a dirsi “convinto che con responsabilità tutti i gestori applicheranno da subito il tabellone con il prezzo medio. La trasparenza è il clima migliore per tenere sotto controllo i prezzi ed evitare che qualcuno possa approfittarne”.
Proprio oggi infatti entra in vigore il cosiddetto “Decreto Carburanti” che prevede l’esposizione del prezzo medio degli stessi all’ingresso di ogni stazione di servizio, al fine di evitare manovre speculative da parte dei gestori.
Oltre a ciò secondo la normativa ora vigente il costo del rifornimento auto verrà pubblicato anche sul sito “Osservaprezzi carburanti” del Mimit e tramite un’ apposita applicazione gratuita e “fruibile a mezzo di dispositivi portatili”.
Il prezzo medio sarà calcolato su base regionale.
Nonostante sia apprezzabile questa misura volta a contrastare gli speculatori, resta comunque discutibile la scelta di eliminare il taglio delle accise, considerato che presto ben 6 miliardi di Euro verranno spesi per acquistare carri armati Leopard dalla Germania e che miliardi di Euro sono stati forniti all’Ucraina o all’Unione Europea per progetti non inerenti all’immediato interesse dei comuni cittadini che vedono, anche a causa del caro carburante, ulteriormente ridotto il proprio potere d’acquisto.
Le cause del caro carburante, oltre a speculazione e inflazione, sono da ritrovarsi secondo gli esperti nelle politiche green approvate dall’Unione Europea e dalle sanzioni alla Federazione Russa che rimane uno dei principali esportatori di Petrolio, con un peso determinante sulla produzione globale di greggio grazie alla sua influenza sull’Open+.
Le scelte europee continuano dunque a rivelarsi completamente sbagliate.