La piccola Indi è morta

La ferocia del Governo della "Perfida Albione" e delle istituzioni giudiziarie britanniche ed europee ha oppresso la voglia di vita e di umanità da sempre presente nel nostro Paese.

La piccola Indi Gregory non c’è più: la bimba di otto mesi, originaria dell’Inghilterra, soffriva di una patologia mitocondriale rara e ha cessato di vivere nella notte tra domenica e lunedì, dopo che i medici hanno interrotto le apparecchiature che la mantenevano in vita.

Una scelta imposta dalle corti del Regno Unito, in contrasto con le richieste dei genitori e il tentativo dell’Italia di salvarla, dopo averle anche concesso la cittadinanza legale e offerto supporto diplomatico e legale alla famiglia della piccola.

Il caso di Indi ha toccato il cuore del mondo, innescando una contesa legale tra Italia e Inghilterra.

I genitori, Dean e Claire, si erano ribellati alla decisione dei medici di sospendere le cure, affermando che la loro figlia avesse ancora una possibilità di vita. Avevano chiesto di poterla portare all’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, dove era stata proposta una terapia innovativa, completamente gratuita sia per i genitori che per il sistema sanitario britannico.

L’Italia si era infatti offerta di pagare tutte le cure e le spese di trasporto della bambina, pur di salvarle la vita.

L’Italia, tramite il governo Meloni, aveva persino conferito la cittadinanza italiana alla bimba, per agevolarne il trasferimento.

Il vicepremier Matteo Salvini, aveva definito la situazione “un’ingiustizia intollerabile” e aveva invocato il rispetto dei diritti umani e della volontà dei genitori.

Anche il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva espresso la sua solidarietà alla famiglia Gregory e aveva chiesto al premier britannico di intervenire.

Tuttavia, le corti inglesi avevano rigettato tutti i ricorsi presentati dai legali dei genitori, ritenendo che la situazione di Indi fosse irrecuperabile e che prolungare le sue sofferenze fosse contrario al suo interesse.

Venerdì 10 novembre, avevano dunque ordinato lo stop ai trattamenti vitali e il trasferimento della bimba in un hospice, dove è deceduta poco dopo.

Il padre di Indi, Dean, ha annunciato la tragica notizia con un messaggio di dolore e rabbia: “La mia vita è finita all’1.45 – ha scritto – Io e Claire, la madre della piccola, siamo arrabbiati, con il cuore infranto, pieni di vergogna. Il servizio sanitario nazionale e i tribunali non solo le hanno tolto la possibilità di vivere, ma le hanno tolto anche la dignità di morire nella casa di famiglia a cui apparteneva. Sono riusciti a prendere il corpo e la dignità di Indi, ma non potranno mai prendere la sua anima”.

La morte di Indi ha suscitato una forte indignazione in Italia, dove molti hanno paragonato il caso a quello di Charlie Gard e Alfie Evans, altri due bambini inglesi affetti da malattie rare, per i quali il Bambin Gesù si era offerto di intervenire, ma che erano stati lasciati morire dalle autorità britanniche.

Il ministro Salvini ha espresso il suo cordoglio e la sua vicinanza ai genitori di Indi, definendo la decisione delle corti inglesi “un crimine contro l’umanità”.

Anche il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso il suo rammarico e la sua condanna per “un atto di violenza inaudito”.

La vicenda di Indi ha sollevato un dibattito etico e giuridico sul diritto alla vita, alla salute e all’autodeterminazione dei pazienti e dei loro familiari.

Mentre in Italia si è affermata la linea della tutela della vita a ogni costo, nel Regno Unito si è prevalsa la logica del culto della morte in vigore oramai nel nord Europa e in gran parte dell’Unione Europea.

Una differenza di visione che ha creato una frattura tra i due paesi, che dall’alba dei tempi non godono di grande stima reciproca.

Molti esponenti di Fratelli d’Italia, principale partito al governo, tra cui Lucio Malan, capo del partito di Giorgia Meloni al Senato, hanno ricordato come “il caso della piccola Indi dimostra come mai in Gran parte del mondo l’occidente e oramai disprezzato”.

 

 

Commentare
  • Non ci sono ancora commenti. Il tuo commento può essere il primo.
Aggiungi commento