Gli scenari su cosa può essere accaduto al Titan, il sommergibile disperso ormai da due giorni sono diversi, ma mancano oramai solo poche ore di ossigeno, anche se i rumori «regolari» sentiti martedì sono un flebile segnale di speranza. L’operazione per recuperare il Titan, il veicolo sottomarino disperso con cinque persone a bordo durante l’esplorazione del relitto del Titanic, si sta svolgendo in condizioni complicatissime, ma prosegue costantemente. Il Titan è lungo meno di 7 metri e ha un diametro di 2,5 metri, e non è neppure dotato di transponder, rendendo il suo ritrovamento estremamente difficile. Non solo: il relitto del Titanic è adagiato a migliaia di metri di profondità e presumibilmente lo è anche il Titan. Le condizioni sono estreme, con temperature basse, pressioni proibitive, il buio perenne, rendendo il lavoro dei soccorritori tutt’altro che facile. Il Titan ha un’autonomia di ossigeno di 96 ore, grazie al sistema di purificazione dell’aria, dopo di ciò per l’equipaggio e i ricchi turisti (un biglietto sul Titan costa 250.000 dollari) non ci sarà più nulla da fare. Giovedì alle 12, le speranze cesseranno per sempre. Sul posto intanto, oltre alla nave madre del sottomarino Polar Prince, sta operando anche una nave posa cavi, la Deep Energy, specializzata a lavorare a grosse profondità marine con robot e telecamere, che ha deviato appositamente la propria rotta. Una speranza remota ma non da escludere del tutto è che il mezzo, dopo l’allarme, sia riemerso in un’altra zona e ora galleggi in attesa di essere individuato. Per questo sul posto stanno operando anche aerei militari per la ricognizione su vasta scala. I sottomarini di soccorso della Nato possono invece operare fino ad un massimo di un kilometro di profondità, ben poco rispetto alle sfide che richiede la zona, con una profondità superiore ai 3000 metri.