La legge di bilancio per il 2024 introduce alcune importanti modifiche sulle pensioni, che riguardano sia l’ammontare che le modalità di accesso.
L’aggiornamento delle pensioni all’inflazione reale del 2022, prevista all’8,1% previsto dal governo comporta che i pensionati riceveranno un incremento medio di circa 81 euro al mese. Inoltre, le pensioni fino a 4 volte il minimo Inps avranno una rivalutazione integrale al 100%.
Nel frattempo è stata però aumenta l’età pensionabile minima con l’istituzione di quota 104, una nuova opzione di pensionamento anticipato che richiede 63 anni di età e 41 anni di contributi. Si tratta di una soluzione più rigida rispetto alla precedente quota 100, che richiedeva 62 anni di età e 38 anni di contributi. Inoltre, chi opterà per quota 104 subirà una diminuzione della pensione proporzionale all’anticipo rispetto all’età di vecchiaia che nel nostro paese è pari a 67 anni.
Per usufruire di quota 104 sarà necessario anche osservare dei periodi di attesa: 6 mesi per i dipendenti privati e 9 mesi per quelli pubblici.
Un’altra misura riguarda l’Ape sociale, ovvero l’anticipo pensionistico a carico dello Stato per i lavoratori in condizioni di disagio.
L’Ape sociale viene confermata per il 2024, ma con dei requisiti più severi: si passa da 63 a 64 anni di età e da 30 a 36 anni di contributi per gli uomini, mentre per le donne resta a 63 anni di età ma sale da 30 a 32 anni di contributi.
Inoltre, l’elenco delle categorie ammesse all’Ape sociale viene ridotto e comprende solo i lavoratori con disabilità grave o invalidità civile, i lavoratori con figli o familiari disabili a carico, i lavoratori con mansioni gravose.
La situazione, dato lo stato demografico per nulla felice dell’Italia di cui abbiamo parlato ieri su “Il Corrispondente” peggiorerà con il tempo lo stato del sistema pensionistico con un suo crollo previsto dagli esperti entro il 2050.
La legge di bilancio per il 2024 prevede anche una serie di interventi a favore dei redditi delle famiglie e delle imprese, in un contesto economico segnato dall’aumento dell’inflazione e dei costi energetici.
La riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi bassi e medi che però verranno penalizzati con aumenti a dir poco ridicoli e che sanno quasi di presa in giro. Un lavoratore con una retribuzione lorda di 15.000 Euro annui avrà un aumento in busta paga pari a circa 36€ per sei mesi, dopo di che non si sa neanche se quell’esiguo aumento sara o meno rinnovato.
Il potenziamento dell’assegno unico per le famiglie con figli sarà aumentato del 50% per le famiglie con figli di età inferiore a un anno e per quelle con tre o più figli di età compresa tra uno e tre anni con Isee fino a 40mila euro. Inoltre, ci sarà una maggiorazione del 50% per le famiglie con quattro o più figli e la conferma delle maggiorazioni per i figli disabili, la beffa è però che per finanziare tali esigui aiuti l’ IVA sui pannolini sarà raddoppiata dal 5% al 10%, stesso discorso anche per gli assorbenti intimi per le donne.
Il pacchetto contro il caro energia, causato dalle sanzioni alla Russia e dalla miope politica estera del Governo Meloni totalmente vassallo agli Stati Uniti prevede oltre 21 miliardi di euro di risorse per aiutare famiglie e imprese a fronteggiare l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas. Tra le misure ci sono l’eliminazione degli oneri di sistema dalle bollette, il credito d’imposta per le imprese piccole e le attività come bar, ristoranti ed esercizi commerciali, la riduzione dell’Iva al 10% per i pellet e al 5% per il teleriscaldamento.
Aiuti certo utili e benvoluti che comunque non arresteranno né l’inflazione né la povertà dilagante e che ci saremmo volentieri potuti evitare con una politica estera più intelligente e più attenta ai nostri interessi.