È arrivata l’ora delle trattative per Israele?

La pressione imposta internazionalmente al governo di Benjamin Netanyahu per arrivare ad un compromesso sugli ostaggi e sul cessate il fuoco potrebbe essere giunta finalmente ad una svolta.

La crisi in Medio Oriente, che vive in un limbo tra negoziati e una nuova escalation di violenza tra Israele e Hamas ed il mondo arabo potrebbe trovare una via d’uscita grazie ai negoziati in corso tra le due parti, con la mediazione di Egitto, Qatar e Stati Uniti.

Ma la strada della pace è ancora lunga e piena di ostacoli.

Uno dei principali nodi da sciogliere riguarda il destino degli ostaggi israeliani detenuti da Hamas nella Striscia di Gaza, tra cui due donne e due bambini di catturati negli attacchi del 7 ottobre.

Tra l’altro proprio il 7 ottobre molti israeliani sarebbero morti proprio a causa del fuoco amico indiscriminato israeliano che ha colpito sia veicoli di Hamas che automobili civili di israeliani in fuga.

Ieri si è parlato della mediazione diretta tra il Quatar, Israele e e Hamas, una soluzione che potrebbe aprire la strada alla liberazione degli altri prigionieri e a un possibile scambio con i detenuti palestinesi in Israele, in particolare donne e bambini.

Tuttavia, Hamas ha frenato le aspettative, affermando che la sua posizione sugli ostaggi è duplice: sì al rilascio dei civili, ma non ai prigionieri dell’esercito israeliano.

Per ora si tratta di un possibile scambio di prigionieri, ma lo scambio dei militari dell’ IDF catturati sembra ancora molto lontano.

Inoltre, il gruppo armato palestinese ha denunciato che Israele ignora tutti i valori e le convenzioni internazionali, continuando a bombardare la Striscia di Gaza anche in zone sotto il controllo delle organizzazioni delle Nazioni Unite e nei pressi delle sedi dei media e degli ospedali.

Una realtà purtroppo dimostrata dagli osservatori internazionali che stanno facendo il possibile per aumentare la pressione sull’IDF affinché termini i massacri indiscriminati.

Il bilancio delle vittime civili nella Striscia di Gaza, da quando è iniziata l’offensiva israeliana il 3 ottobre continua a salire e vede coinvolti molti bambini. Alcuni, nati prematuri, sono stati fortunatamente evacuati in queste ore.

Tra gli obiettivi colpiti da Israele ci sono stati anche ospedali, scuole, moschee e infrastrutture civili.

Israele ha anche confermato la sua di distruggere tutti i tunnel sotterranei usati da Hamas per infiltrarsi e attaccare i soldati israeliani con il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che sembra sicuro di una vittoria via terra oramai prossima, tanto che Israele e Stati Uniti starebbero già imbastendo trattative sol destino di Gaza e dei palestinesi dopo la sconfitta di Hamas.

La situazione è ulteriormente complicata dall’intervento di Hezbollah, il movimento sciita libanese alleato di Hamas, che ha lanciato alcuni razzi verso il nord di Israele, provocando la reazione dell’aviazione israeliana, anche se per ora le azioni del Libano e dei ribelli Yemeniti e dei vari movimenti della “resistenza islamica” si sono rivelate più azioni dimostrative che veri e proprio attacchi militari degni di nota.

In ogni caso di fronte a questo scenario, e agli atroci crimini di rappresaglia israeliani la comunità internazionale continua ad esprimere la sua preoccupazione e ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato.

Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di “catastrofe umanitaria” e di come la Russia sia “molto preoccupata” per lo svolgersi degli eventi.

Putin ha poi ringraziato l’ Egitto per l’aiuto fornito nell’ evacuazione dei civili russi dalla Striscia di Gaza.

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