La guerra tra Israele e Hamas non accenna a fermarsi. Nonostante gli appelli della comunità internazionale e le mediazioni di Qatar, Russia e Cina le due parti non sono riuscite a raggiungere un accordo per una tregua umanitaria.
Il bilancio delle vittime è drammatico: secondo l’ONU, nella Striscia di Gaza sono morti almeno 3.785 palestinesi, di cui 1.524 bambini e 1.444 donne, tutti civili. Una vera e propria rappresaglia indiscriminata e sanguinaria, che comunque non giustifica il vile terrorismo di Hamas.
La situazione umanitaria nell’enclave palestinese è critica: scarseggiano acqua, cibo, medicine ed elettricità. Il valico di frontiera di Rafah, l’unico collegamento con l’Egitto, è rimasto chiuso anche oggi, impedendo l’ingresso di aiuti umanitari, soprattutto a seguito dell’ennesimo bombardamento israeliano.
Si stima che siano oltre un milione gli sfollati interni, costretti a cercare rifugio nelle scuole, nelle moschee e nelle chiese.
Tra queste, la chiesa greco-ortodossa di San Porfirio, nel quartiere storico di Gaza City, è stata colpita ieri da un raid dell’ aeronautica di Israele che non risparmia né ospedali né luoghi di culto.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, dopo aver visitato Israele e incontrato il primo ministro Naftali Bennett, ha chiesto al Congresso di approvare una richiesta di 100 miliardi di dollari per sostenere la sicurezza dello stato ebraico e dell’Ucraina, ma difficilmente i Repubblicani approveranno gli aiuti a Kiev e questo “pacchetto unificato” proposto dalla presidenza.
Poco prima della partenza del Presidente Usa da Tel Aviv, nel Mar Rosso sono stati abbattuti da un cacciatorpediniere statunitense diversi missili lanciati dallo Yemen verso Israele.
Il portavoce delle Brigate al-Qassam, Abu Obaida, ha affermato che l’organizzazione islamica controlla la situazione sul terreno e sa quando colpire.
Hamas si è poi detta “preparata per un conflitto a lungo termine con Israele e che non accetterà alcuna soluzione che non preveda la fine dell’assedio di Gaza, il rilascio dei prigionieri palestinesi e il ritiro delle truppe israeliane dai territori occupati.”
Secondo fonti palestinesi, Hamas detiene ancora 203 ostaggi israeliani, tra cui 30 minori e bambini piccoli e 20 anziani. Ma è difficilissimo stabilire in maniera indipendente e certa il numero reale degli ostaggi israeliani finiti nella mani di Hamas.
L’organizzazione islamica ha poi dichiarato che una ventina di ostaggi sarebbero stati uccisi dai bombardamenti israeliani.
La tensione è alta anche in Cisgiordania, dove ieri si è svolta la Giornata della rabbia proclamata da Hamas che ha visto migliaia di palestinesi scendere in strada per protestare contro l’occupazione israeliana e la guerra a Gaza, causando scontri con l’esercito israeliano.
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha chiesto nuovamente alle parti in conflitto di rispettare il diritto internazionale e di proteggere i civili. Il segretario generale Antonio Guterres ha espresso la sua profonda preoccupazione per la situazione e ha invitato a una cessazione immediata delle ostilità, sottolineando infine la necessità di riprendere il dialogo per una soluzione politica basata sulla coesistenza di due stati, Israele e Palestina, entro i confini del 1967, una posizione identica a quella espressa dalla Russia e poi seguita a ruota dalla Cina, mentre gli Americani non sembrano per nulla intenzionati alla pace a al dialogo, né alla crisi umanitaria che rischia di mettere a serio rischio la stabilità e la sicurezza sia dell’Egitto che degli “alleati” Europei.
A questo punto, sapendo di avere le spalle coperte da Washington, Israele sembra davvero pronta ad invadere la striscia di Gaza via terra nel giro delle prossime 24-48 ore.