Secondo quanto riportato in un articolo del New York Times, l’ esercito ucraino sarebbe stato oramai costretto a cambiare tattica per le pesanti perdite di soldati e veicoli militari subite durante la prima fase della controffensiva ucraina. Le colonne che avanzano, con evidente impreparazione, lungo i campi minati della regione di Zaporizha per poi finire bersaglio dell’artiglieria russa, non hanno portato evidentemente nessun guadagno territoriale significativo all’esercito ucraino.
Secondo quanto riportato dal quotidiano statunitense anche il cambio di strategia adottato dall’esercito ucraino in questo ultimo periodo (maggior numero di mezzi corazzati e avanzamento su due colonne) non porterà allo sfondamento della linea difensiva russa.
Dall’inizio della “controffensiva”, l’esercito ucraino avrebbe perso un quinto dei carri armati e dei mezzi corazzati di cui disponevano le brigate coinvolte.
Per fare un esempio più concreto si può prendere in esame la 47° brigata delle forze armate ucraine, che ha ricevuto 99 mezzi corazzati americani Bradley, ma ha già perso almeno 28 unità.
Dopo la prima fase di attacco, che ha portato a perdite significative, le truppe ucraine hanno rallentato le loro operazioni offensive per valutare la situazione e cambiare strategia, optando per un approccio più lento e graduale nell’ attacco alle linee russe. Le perdite sono dunque diminuite ma a scapito della riduzione dell’intensità degli attacchi, un fattore che limita ulteriormente le già scarse possibilità di successo.
Gli alti ufficiali al comando dell’ esercito ucraino starebbero ora cercando di puntare più sul fuoco di artiglieria e sui missili per cercare di ammorbidire le difese russe salvando al contemp9 uomini e mezzi, tuttavia questa strategia non è in grado di sfondare le difese russe, dato che il fuoco di controbatteria rimane uno dei maggiori punti di forza delle Forze Armate Russe, dotatate di maggior potenza di fuoco.
Allo stesso tempo Bloomberg aveva già evidenziato come la scarsità di munizioni presenti negli arsenali di Kiev e della Nato richiederebbe un’aumento dei volumi di produzione con costi significativi per l’economia occidentale.
Oltre a ciò le industrie belliche sarebbero disposte ad ampliare i complessi produttivi solo in caso di commesse a lungo termine che possano giustificare simili investimenti.
Con queste premesse sembra oramai evidente che la controffensiva ucraina possa tramutarsi presto in una delle più fallimentari operazioni militari della storia.