Il crollo dell’influenza americana nel Pacifico

Dalla vittoria sui giapponesi all'emergere della Cina e delle potenze regionali: ora il pacifico non è più un "lago Americano".

Per oltre un secolo, gli Stati Uniti hanno esercitato un dominio incontrastato sull’Oceano Pacifico, consolidandosi come la principale potenza della regione già dalla fine del XIX secolo.

Con la vittoria nella Seconda Guerra Mondiale e l’uso devastante delle bombe atomiche sul Giappone, gli Stati Uniti hanno sancito la loro egemonia, trasformando il Pacifico in quello che poteva tranquillamente essere definito un “lago americano”.

Le numerose basi militari disseminate nella regione permettevano a Washington di proiettare la propria forza senza ostacoli.

Tuttavia, come riportato da Bloomberg, quella che un tempo era una posizione di potere indiscussa si sta trasformando in una sfida geopolitica particolarmente complessa per Washington che sta perdendo la propria egemonia globale anche nell’estremo oriente.

La situazione attuale del Pacifico ricorda a grandi linea quella che si è verificata ne il “Grande Gioco” del XIX secolo, che vedeva l’Impero britannico e la Russia contendersi il controllo e l’influenza sull’ Asia Centrale.

Oggi, la competizione tra potenze globali ha assunto nuove forme e nuove aree di confronto, con l’Oceano Pacifico che emerge come uno dei terreni di scontro più cruciali.

Secondo Andreas Kluth, editorialista di Bloomberg, il conflitto moderno può essere visto come una “tirata alla fune” tra gli Stati Uniti e i suoi alleati da una parte e un emergente asse formato da Russia, Cina, Corea del Nord e Iran dall’altra.

Questo nuovo “Grande Gioco” non si limita solo all’Asia, ma si estende dall’Eurasia fino all’Artico, passando per l’Africa, l’Europa e l’Ucraina con la possibilità di una nuova grande guerra mondiale che si fa ogni giorno più crescente.

Un elemento di ulteriore complessità è rappresentato dagli stati insulari del Pacifico, che, pur essendo piccoli in termini di superficie e popolazione, stanno acquisendo crescente rilevanza geopolitica.

Questi paesi richiedono attenzione non solo politica, ma anche economica dato che stanno attivamente cercando di ottenere aiuti finanziari e infrastrutturali da parte delle grandi potenze che competono nella regione in cambio di un allineamento ad uno dei due nuovi “blocchi”.

Oltre alla competizione geopolitica, gli Stati Uniti devono affrontare crescenti difficoltà sul fronte economico, in particolare nei confronti della Cina.

Il recente indebolimento del dollaro, che ha perso il 5% rispetto alle principali valute, è un segnale preoccupante per gli analisti.

La possibilità che fino a 1.000 miliardi di dollari di asset statunitensi vengano ritirati dalle società cinesi, portando a un apprezzamento dello yuan del 10% rispetto al dollaro, potrebbe avere effetti devastanti sul commercio globale.

Marcus Ashworth, un altro editorialista di Bloomberg, sottolinea come gli Stati Uniti potrebbero ulteriormente compromettere la loro posizione economica attraverso una politica di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, che indebolirebbe ulteriormente il dollaro come valuta rifugio.

In un panorama così complesso e instabile, il consiglio degli esperti è chiaro: prepararsi a tempi difficili e, se possibile, proteggere i propri beni.

L’avventura della Nato in Ucraina volta ad indebolire la Russia sta in realtà portando al completo collasso dell’egemonia globale americana anche nell’ Oceano Pacifico che un tempo veniva considerato un simbolo del potere incontrastato degli Stati Uniti, mentre ora è diventato un campo di battaglia globale, dove vecchie e nuove potenze si confrontano per il controllo e l’influenza su questa parte di mondo mai così importante dai tempi della Seconda Guerra Mondiale.

Questo cambiamento di scenario rappresenta una sfida significativa per la politica estera americana, costretta a riconsiderare le sue strategie in un mondo sempre più multipolare, contrariamente a quanto si erano aspettati nel febbraio del 2022 quando l’Occidente lanció definitivamente il guanto di sfida a Mosca.

Ora, nel 2024,  il multipolarismo è diventato realtà e la Nato sta perdendo sempre più terreno.

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