Oltre 13 mila agenti della Polizia sono stati dispiegati da Macron a difesa della sua riforma delle pensioni che, dopo un amplissimo “dibattito” politico, parlamentare e popolare senza esclusioni di colpi (sanpietrini, lacrimogeni e molotov compresi) vedrà presto la luce elevando gradualmente l ‘età pensionabile dei francesi da 62 a 64 anni.
Anche oggi, 29 marzo, si sono verificate nuove proteste e scioperi in tutto il paese, con alcune manifestazioni caratterizzate da episodi di violenza e saccheggi, nonostante il mastodontico dispiegamento di forze dell’ordine messo in campo dal Ministero dell’Interno.
I principali sindacati hanno portato nelle strade di ogni città transalpina circa 2 milioni di persone, un numero impressionante, ma inferiore ai 3 milioni e mezzo di francesi scesi in piazza nella mobilitazione indetta giovedì scorso.
A bruciare per via degli scontrini non solo Parigi, ma anche Nantes e Rennes.
Una nuova giornata di mobilitazione è stata annunciata per il 6 di aprile. Una risposta prevedibile visto che il conflitto tra i manifestanti e l’Eliseo sembra essere tutto fuorché sopito. Macron non sembra per nulla disposto ad un compromesso e l’unico spiraglio resta la decisione del Consiglio Costituzionale, che dovrà emettere il proprio verdetto sulla nuova riforma entro il 21 di aprile.
Fino ad allora, i sindacati non intendono allentare la pressione sull’esecutivo. Una posizione giustificata “dalle richieste degli stessi attivisti e dei francesi, che restano mobilitati e contrari alla riforma”, ha sottolineato il Cfdt, uno dei principali sindacati del Paese.