Le strategie di Hamas nella guerra a Gaza

Nonostante i bombardamenti indiscriminati e incessanti e i numerosi crimini di guerra, il gruppo terroristico della resistenza palestinese continua e resistere.

Il recente appello di diciotto paesi, tra cui Argentina, Austria, Brasile, Bulgaria, Canada, Colombia, Danimarca, Francia, Germania, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna, Thailandia, Regno Unito e Ungheria, per la liberazione degli ostaggi ancora prigionieri nella Striscia di Gaza ha portato una nuova luce sulla crisi in corso. L’appello sottolinea la preoccupazione internazionale per la sorte degli ostaggi e della popolazione civile, protetta dal diritto internazionale. Si afferma che il rilascio degli ostaggi potrebbe portare a un cessate il fuoco e consentire l’invio di ulteriore assistenza umanitaria necessaria. Tuttavia, alcuni considerano questo appello un esercizio di ingenuità o di ipocrisia, visto che non coinvolge l’Italia e si basa sull’appellarsi alla ragionevolezza di Hamas e di Netanyahu.

 

Nel frattempo, è interessante chiedersi come Hamas stia gestendo la situazione. Le informazioni provenienti dal campo di battaglia sono frammentarie e influenzate dalle diverse propaganda e censure. Secondo i portavoce israeliani, circa 9.000 guerriglieri di Hamas sono stati uccisi e altrettanti feriti, ma non si conoscono le perdite israeliane. Alcune fonti alternative suggeriscono che le perdite israeliane potrebbero essere dieci volte maggiori. Tuttavia, Hamas sembra ancora in grado di condurre operazioni di guerriglia anche nel Nord della Striscia, occupato dalle forze armate israeliane.

 

Netanyahu insiste per attaccare la città di Rafah, nonostante i potenziali effetti devastanti sulla popolazione civile. Hamas, d’altra parte, intende resistere, sfruttando gli ostaggi e le loro residue capacità militari. Entrambi sembrano indifferenti alla sorte dei gazawi.

 

Hamas cerca di migliorare la sua immagine politica offrendo una tregua di cinque anni con Israele e il disarmo immediato delle milizie. Tuttavia, questa proposta prevede anche la soluzione “due popoli due Stati”, con uno Stato palestinese pienamente sovrano in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, il ritorno dei rifugiati palestinesi e la restituzione dei territori occupati da Israele. Israele non accetterà mai questa proposta, ma ciò che è più interessante è che nemmeno Al Fatah, il governo della Cisgiordania, la accetterebbe. Hamas gode attualmente di una popolarità maggiore rispetto ad Al Fatah e ciò rende complicata la formazione di un governo di unità nazionale.

In conclusione, la crisi di Gaza continua a essere una situazione complessa e delicata. Gli appelli internazionali per la liberazione degli ostaggi pongono l’attenzione sulla sorte della popolazione civile, ma le differenze tra Hamas, Netanyahu e Al Fatah rendono difficile trovare una soluzione accettabile per tutte le parti coinvolte.

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  • Anonymous

    Come Hamas prese il potere a Gaza

    Terroristi siam di Hamà,
    proxy degli Ayatollah
    siamo per la democrazia
    se tu stai da parte mia,
    Karim con noi non è d’accordo
    e continua a fare il sordo
    Karim continua a criticare
    la lezion deve imparare!
    SPLASH!!!
    No non è successo niente
    solo un piccolo incidente
    al balcone si è affacciato
    e poi giù se n’è volato
    un voletto alquanto strano
    dritto giù dal sesto piano!
    Karim di Allah è nel paradiso
    dalle vergini ha un sorriso
    “bello mio questo non vale
    nella legge generale
    l’infedel devi accoppare
    se con noi vuoi tu scopare”.

  • luca

    aspettiamo sempre i nomi de igiornalisti

  • Anonymous

    @Luca : stà attento Luca che i palestinesi i finocchi li impalano! (o forse è la tua segreta speranza?)

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