Al di là di come la sì pensi il Governo di Giorgia Meloni sta obiettivamente agendo in piena continuità sostanziale con il precedente Governo Draghi, ma se prima la connivenza totale era provata solo dai provvedimenti effettuati e dalle perpetuazione dei problemi (immigrazione, sicurezza, crisi economica) ora anche le scelte politiche e gli uomini posti nei quadri chiave della macchina statale mostrano quanto i risultati delle elezioni siano quanto di più inutile possa oramai esistere nel nostro Paese.
Il “Governo del Cambianiente” ha infatti intenzione di riciclare l’ex Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco come nuovo Presidente della BEI.
Questo, secondo i principali media, è quanto è emerso al termine di un colloquio tenutosi oggi tra il ministro Giorgetti e lo stesso Franco.
Il governo italiano, sottolineano fonti del Mef, e’ convinto della validità della proposta e registra che nelle ultime settimane è cresciuto il consenso in ambienti europei alla candidatura italiana.
Il raggiungimento della presidenza della Banca Europea degli Investimenti non è però ancora un traguardo né certo né sicuro per Franco dato che non è l’unico candidato che sarà proposto all’Ecofin.
In corsa per la Presidenza della Bei ci sono infatti anche la vice presidente della Commissione Ue con delega alla Concorrenza, la danese Margrethe Vestager, della ministra delle Finanze spagnola Nadia Calvino, dell’attuale vice presidente della Bei, la ceca Tersa Czerwinska, e dell’ex ministro svedese Thomas Ostros. Una concorrenza, obiettivamente, molto agguerrita.
L’eventuale nomina di Franco alla Presidenza della Bei sarebbe in ogni caso l’ennesima dimostrazione, dopo il ben più clamoroso caso “Di Maio”, di come l’establishment mantenga inalterate le sue posizioni di potere all’interno della politica europea, effettuando al massimo delle rotazioni tra i vari posti di potere. Un meccanismo tribale, corrotto e di cui oramai la popolazione è venuta ampiamente a conoscenza.
La creazione ad hoc della figura dell’ Alto Rappresentante dell’Unione Europea per il Golfo Persico per sistemare Luigi Di Maio è stato un boccone troppo grosso e troppo amaro per essere digerito in silenzio dalla popolazione e dai media.
Non è però escluso, dato che le modalità sono oramai consolidate, che nel caso in cui l’elezione di Franco a presidente della Bei non si concretizzasse, potrebbe venire a ricrearsi una situazione simile, con tanto di creazione dal nulla di una nuova istituzione dal nome altisonante giusto per trovargli un impiego.
Alla peggio per lui si aprirebbero le porte di qualche consiglio di amministrazione, in fondo, come si dice da quelle parti: “si è sempre fatto così”.