Ryanair lascerà il mercato italiano?

La principale compagnia aerea come numero di voli e rotte effettuate nel nostro paese ha fortemente criticato il governo per le nuove norme contenute nel decreto "Omnibus".

Subito dopo l’ approvazione del decreto contro le manovre speculative delle compagnie aeree si è aperto un nuovo capitolo nella polemica tra Ryanair e il Governo italiano dopo la decisione dell’esecutivo di imporre delle limitazioni al rincari dei voli sulle tratte per le isole maggiori.

L’amministratore delegato della compagnia low-cost irlandese Eddie Wilson è stato subito molto piccante nella risposta: “Siamo contenti di annunciare le nuove rotte ma mentre Ryanair investe in Sardegna, trainando la crescita dell’isola con investimenti reali, il governo italiano, purtroppo, fa esattamente il contrario col suo decreto illegale e fuorviante che fissa un tetto ai prezzi, violando i regolamenti Ue e allontanando Ryanair dall’isola”.

Anche se poi in una nota ufficiale il vettore ha usato termini più concilianti: “Ryanair è in una posizione unica per guidare la crescita, le tariffe basse, ed è pronta a portare altri 2 milioni di passeggeri in Sardegna e 3 milioni in Sicilia, se il Governo italiano sosterrà le iniziative sulla riduzione dei costi che Ryanair ha presentato al ministro Urso questa settimana a Roma”. La compagnia sottolinea di aver “trasformato le regioni italiane negli ultimi 25 anni con un investimento di circa 10 miliardi di dollari con 92 aeromobili basati su oltre 40mila posti di lavoro”. E “trasportando oltre 56 milioni di passeggeri da e per gli aeroporti italiani solo quest’anno, offrendo investimenti essenziali, crescita e sviluppo regionale per le isole grazie ai i suoi operativi e ai prezzi offerti”.

Dichiarazioni che arrivano dopo quanto detto da ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso che rispondeva a sua volta alle critiche di Wilson: “siamo intervenuti secondo le regole europee. Nelle isole non vi è una alternativa di mercato adeguata. Lo Stato ha il dovere di intervenire quando il cittadino viene sottoposto a una azione che non risponde alle regole di mercato, ma che è contro queste regole e anche i diritti dei cittadini stessi”.

Secondo Ryanair infatti la norma contro il caro voli contenuta nel dl asset sarebbe «illegale» e andrebbe eliminata. Con un tetto ai prezzi “perché mai dovrei volare in inverno” si chiede il capo della compagnia aerea irlandese; oppure “se ho un aereo a Catania e posso scegliere se collegare Trieste o Barcellona, ma sulla tratta Catania-Trieste c’è un tetto dove andrò? A Barcellona ovviamente”, o ancora “taglierò le frequenze dalle isole verso il continente”. L’unico modo per ridurre i prezzi, sostiene Wilson, è garantire la competizione e aumentare l’operatività.

Per poi continuare con toni sempre decisi: “Non esiste nessun algoritmo e non “profiliamo” i clienti, come potremmo? Chi lo pensa forse guarda un po’ troppo Netflix e non sa come funziona il mondo reale”. “Non so e non mi interessa sapere chi è che acquista i voli. A cosa servirebbe “profilare”? Non puoi convincere a volare con te chi non vuole, è il prezzo competitivo che, in caso, può farlo. Per questo noi abbiamo avuto successo: per anni abbiamo offerto prezzi bassi. Chi pontifica su questi temi non ha idea di cosa parla. Chi consiglia il ministro Urso, incalza Wilson, evidentemente non sa niente né di aerei né di economia”.

In conclusione secondo l’Ad di Ryanair il decreto approvato dal governo sarebbe “una trovata da pubbliche relazioni, una roba populista. C’hanno provato a Mosca nel 1917”.

In ogni caso al momento risulta altamente difficile stabilire quale sia la reale situazione in merito e se la profilazione effettivamente avvenga.

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