Come sta andando la campagna elettorale americana?

La sostituzione in corso di Sleepy Joe con l'estremista di estrema sinistra woke Kamala Harris ha apparentemente portato qualche beneficio ai Democratici, ravvivando una campagna elettorale ora incerta

Nelle ultime settimane, la competizione per la presidenza degli Stati Uniti ha subito cambiamenti significativi, innescati dal rifiuto di Joe Biden di candidarsi per un secondo mandato. Sebbene sia trascorso meno di un mese da questa sorprendente decisione, la corsa elettorale ha preso una piega inaspettata che ha visto l’attenzione spostarsi in modo deciso verso Kamala Harris, la vicepresidente in carica. Questo cambiamento, però, non ha giovato all’ex presidente Donald Trump, che si trova ora ad affrontare crescenti difficoltà.

L’effetto di questo spostamento si è manifestato chiaramente in quella che molti osservatori politici definiscono la “luna di miele” di Harris. Con Biden fuori dai giochi, Harris ha capitalizzato sull’immagine di una politica giovane e dinamica, in netto contrasto con il suo predecessore spesso criticato per la sua età e la sua retorica a volte incerta. Questo contrasto ha permesso alla vicepresidente di emergere come una figura di spicco, conquistando l’attenzione mediatica e rafforzando la sua posizione tra i potenziali elettori.

Un segnale evidente del successo di Harris è la sua capacità di raccogliere fondi. Solo nel mese di luglio, la democratica ha raccolto 310 milioni di dollari, una cifra ben superiore ai 138,7 milioni di dollari raccolti da Trump nello stesso periodo. Questo divario finanziario è sintomatico di una tendenza più ampia che vede Harris guadagnare terreno anche nei sondaggi, soprattutto in stati chiave come la Pennsylvania, dove è attualmente in vantaggio sul suo rivale repubblicano.

Le difficoltà di Trump sono evidenti non solo nei numeri, ma anche nel suo comportamento pubblico. L’ex presidente, visibilmente irritato dalla perdita di controllo sull’agenda elettorale, ha mostrato segni di nervosismo crescente. Questo nervosismo si traduce in apparizioni pubbliche sempre più controverse, caratterizzate da dichiarazioni aggressive e atteggiamenti scortesi che rischiano di alienare una parte del suo elettorato. La sua incapacità di gestire la nuova dinamica elettorale con la stessa abilità mostrata in passato contro Biden è un ulteriore segnale di una campagna che fatica a trovare una direzione.

Le preoccupazioni tra i sostenitori di Trump non mancano. Donatori e alleati hanno espresso il timore che l’approccio attuale stia danneggiando ulteriormente l’immagine dell’ex presidente, già macchiata da numerosi scandali. Durante un recente incontro negli Hamptons, alcuni finanziatori hanno manifestato la speranza che Trump potesse ricalibrare la sua strategia elettorale, evitando di concentrarsi su questioni come le elezioni del 2020 e spostando il focus su un messaggio più costruttivo. Tuttavia, Trump sembra restio a cambiare rotta, continuando a rivendicare presunti brogli elettorali, una narrazione che i suoi consiglieri avevano cercato invano di fargli abbandonare.

Un ulteriore elemento di complicazione per Trump è la capacità di Harris di appropriarsi con astuzia delle promesse elettorali più popolari del suo avversario. Un esempio lampante è il suo recente sostegno all’abolizione delle tasse sulle mance, una proposta già avanzata da Trump. La risposta dell’ex presidente a queste manovre è stata debole e confusa, alimentando la percezione di una campagna che fatica a tenere il passo con l’energia della sua avversaria.

Alla luce di questi sviluppi, diventa sempre più evidente che Trump ha urgente bisogno di una svolta. Una possibilità potrebbe essere rappresentata dai dibattiti televisivi, un terreno su cui l’ex presidente potrebbe sperare di mettere in difficoltà Harris, notoriamente meno abile nel confronto diretto. Tuttavia, Harris è ben consapevole dei suoi punti deboli e ha evitato con cura apparizioni pubbliche non pianificate. Ma non potrà evitare per sempre lo scontro diretto: il rifiuto di partecipare ai dibattiti sarebbe percepito come un segno di debolezza dagli elettori.

Secondo quanto dichiarato da Trump, le date dei dibattiti sono già state fissate: 4, 10 e 25 settembre, rispettivamente su Fox, ABC e NBC. Fino a quando questi confronti non si saranno svolti, è prematuro fare previsioni definitive sulle reali possibilità di vittoria dei candidati.

L’esito dei dibattiti potrebbe dunque rivelarsi decisivo, come spesso accade in una campagna presidenziale.

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