La protesta si è spostata dagli Atenei alle sede Istituzionali durante una giornata di mobilitazione nazionale per chiedere provvedimenti concreti per contrastare il caro affitti. Il governo ha infatti deciso di ritirare l’emendamento che destinava 660 milioni di euro del Pnrr agli alloggi universitari. Il ministero dell’Università, però, fa sapere che non si tratta di una retromarcia ma semplicemente di una scelta di natura tecnica e che il problema verrà affrontato al più presto. La decisione è stata presa solamente per evitare il rischio di inammissibilità per estraneità di materia. Nonostante ciò le quotidiane avversità della vita non possono aspettare i tempi della politica e così gli studenti hanno deciso di continuare a scendere in piazza. Anche negli altri stati europei il caro affitti rappresenta un grave problema con i cittadini della UE che spendono il 19% del loro reddito solo per avere un tetto sopra la testa. Ponendo come esempio Berlino, la capitale tedesca, dove possiamo notare come da novembre 2022 i prezzi degli affitti siano aumentati del 27 per cento. In una città dove almeno l’80 per cento dei residenti è affittuario, questo incremento diventa una sfida per la maggior parte della popolazione. La causa principale del caro affitti si deve ritrovare ne supporto europeo al governo ucraino: la popolazione della capitale tedesca è infatti cresciuta a causa dell’immigrazione (e negli ultimi mesi l’afflusso di profughi ucraini ha gonfiato la domanda); sono saliti i tassi di interesse e anche i costi nel settore edilizio: quindi si costruisce meno a fronte di una domanda che è diventata oramai insostenibile. La capitale tedesca resta molto più conveniente in termini abitativi, considerando gli stipendi medi nazionali in Germania, rispetto ad altre grandi centri europei come Londra, Parigi o Milano, mentre aumenta il numero delle città in cui la questione della casa causerà uno scontro sociale incolmabile ed un serio problema per la tenuta delle Istituzioni.