A quaranta giorni dall’alluvione resta lo scontro fra Meloni e Salvini sul responsabile per la ricostruzione, con dirette ripercussioni sull’accesso ai soldi per il finanziamento degli interventi più urgenti da parte dei Comuni. Senza un commissario infatti non è possibile quantificare i danni. Come riporta La Stampa, a Palazzo Chigi si fa fatica a trovare un nome condiviso, anche se il ministro Lollobrigida annuncia imminente la decisione. Scartata l’ipotesi Bonaccini, esponente del PD, e dunque altamente scomodo per ovvi motivi, sembra probabile la scelta di un nome di secondo piano, come quello di Nicola Dell’Acqua, attuale commissario per l’emergenza idrica, o Giuseppe Vadalà, generale dei carabinieri forestali e dal 2017 commissario alla bonifica delle discariche. Nonostante non sia ancora chiaro chi sarà il nuovo commissario appare ormai evidente come i tempi per la realizzazione di provvedimenti urgenti ed emergenziali si dilatino all’inverosimile per via di una classe politica che sfiora a malapena il limite della decenza e di un apparato burocratico elefantiaco ed ingolfato da normative che rasentano l’assurdo, creando una situazione oramai assolutamente ingestibile per cittadini e imprese, soprattutto se colpiti da calamità naturali.