Il motivo del mancato accordo è stata soprattutto l’opposizione di Ungheria e Polonia, che hanno posto il veto sulla proposta di riforma del regolamento di Dublino che era stato elaborato dai ministri dell’Interno dell’Unione Europea tre settimane fa. L’accordo sui migranti, soprattutto per quanto riguarda il meccanismo di solidarietà obbligatoria, non è stato dunque raggiunto.
Il nostro Presidente del Consiglio, si è trovato in una posizione complicata: nelle istituzioni europee Giorgia Meloni è sempre stata una storica alleata dei paesi conservatori e dell’area di Visegrad come Ungheria e Polonia, intrattengo al contempo relazioni privilegiate con i rispettivi primi ministri, Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki, ma allo stesso tempo l’Italia necessiterebbe enormemente di ulteriori risorse europee per far fronte alla crisi migratoria e di un meccanismo per la loro ridistribuzione, per impedire che le periferie italiane, come sta già avvenendo, diventino sempre più simili alla banlieue francesi.
Nonostante il mancato raggiungimento dell’accordo il Premier ha comunque preferito mantenere toni cordiali con i colleghi polacchi e ungheresi dichiarando: “Non sono mai delusa da chi difende gli interessi delle proprie nazioni. La questione che pongono polacchi e ungheresi non è peregrina, sono i due Paesi che si stanno occupando più di profughi ucraini, lo fanno con risorse Ue che non sono sufficienti”.
Il partenariato con la Tunisia, inserito su iniziativa italiana nel capitolo relazioni esterne sempre in tema di contrasto all’ immigrazione, sarà probabilmente attuato. “Sul nostro lavoro c’è un consenso unanime in Ue”, ha dichiarato Meloni. Ora si attende la firma del Memorandum d’intesa tra Bruxelles e Tunisi.
Per quanto riguarda gli accordi economici e strutturali Meloni ha garantito che il MES non è stato discusso e che i 300 miliardi della terza rata del Piano di Ripresa e Resilienza non sono a rischio. Bisogna augurarsi che ciò che dice sia vero, anche se secondo le principali fonti d’informazione le trattative tra Roma e Bruxelles sul MES e sul PNRR sarebbero ancora in corso e tutt’altro che semplici. Pochi mesi fa Meloni aveva promesso (“firmando con il sangue”) che si sarebbe opposta al MES ad ogni costo, ora bisognerà vedere se terrà fede, almeno sta volta, alle sue stesse parole.