La diatriba governo – sindacati è meno avvincente di quelle serie TV spagnole che sei costretto a guardare quando fai visita a tua nonna la domenica pomeriggio, ma, nonostante ciò, continua ad impermeare il dibattito pubblico italiano, esattamente come gli inutili programmi televisivi della domenica pomeriggio.
Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva convocato per oggi le parti sociali per la solita stucchevole riunione pro forma e senza né arte né parte avente ad oggetto la legge di bilancio e i problemi del mondo del lavoro.
In tutta risposta i sindacati, che non riescono ad ottenere un singolo risultato per la classe lavoratrice da almeno 50 anni, hanno deciso di optare a loro volta per un’ altrettanto inutile sciopero generale nel nord Italia.
Il leader della CGIL Maurizio Landini non ha potuto dunque lasciarsi sfuggire l’ occasione per recarsi a Torino per un comizio, mentre il leader della UIL Pierpaolo Bombardieri ha optato per una passerella a Brescia.
L’ unico dubbio della giornata resta dunque capire quale dei due comizi è stato più inutile per tutelare gli interessi dei lavoratori.
Mentre la sceneggiata napoletana del finto scontro tra Governo e sindacati va avanti la situazione economica del nostro paese continua ad essere disastrosa con il 47% degli italiani che non dichiara un reddito allo stato o perché realmente povero o per eludere le imposte prive di alcun sennò imposte dai vari governi che si sono malmente succeduti nel corso dei decenni.
Ai problemi della mala politica si è poi aggiunta la totale mancanza di sindacati davvero liberi e indipendenti capaci di coordinare proteste e scioperi in grado di portare ad un aumento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Al contrario i sindacati anche quando fu abolito l’articolo 18 dal governo Renzi rimasero tutto sommato silenti, ma sono pronti a creare questo canovaccio satirico quando il governo si discosta leggermente dal prototipo dei desiderata delle élite liberali di Bruxelles.
Nel frattempo i grandi “rappresentanti dei lavoratori” non sono riusciti ad ottenere nuovi contratti collettivi per la maggior parte delle categorie, né tantomeno ad un adeguamento degli stipendi dei lavoratori all’inflazione e al mercato europeo.
Che dire, Landini, ben fatto.