Il licenziamento di Krancic mette la parola fine sulla libertà di espressione in Italia

Il noto vignettista de "Il Giornale" è stato licenziato in tronco in quanto contrario alla retorica atlantista.

Alfio Krancic è uno dei più noti artisti e vignettisti italiani, e la sua biografia rappresenta al meglio l’ostinazione nel rappresentare la realtà così come gli italiani la vedono, ma l’aver messo in discussione Zelensky, l’Unione Europea e la Nato ne hanno inevitabilmente causato il licenziamento.

Il licenziamento di Krancic mette la parola fine sulla libertà di espressione in Italia

Krancic è un esule, fuggito da Fiume nel 1949 per sfuggire alla pulizia etnica a danno degli italiani che da secoli abitavano quelle terre. Successivamente si trasferisce con la sua famiglia in un campo profughi a Firenze, volendo mantenere la cittadinanza italiana. Un italiano per scelta, anche a costo della vita, nonostante il cognome slevevo ed è così che trascorse i suoi primi anni di vita dal 1949 al 1954 in una caserma, allestita per gli italiani in esilio dalle terre di Istria, Fiume e Dalmazia e altri trasferiti dalle isole greche, vittime della capitolazione italiana nella seconda guerra mondiale.

Negli anni ottanta continua a sviluppare la sua passione per la satira, e comincia una lunga carriera su quotidiani nazionali. Nel 1988 pubblica su La Gazzetta di Firenze, nel 1990 su Il Secolo d’Italia e nel 1992 Vittorio Feltri lo porta a L’Indipendente prima e poi nel 1994 a Il Giornale, dove fino ad oggi ha espresso la sua arte, ma due cose sono cambiate: la libertà di stampa e di espressione (sempre più a rischio in occidente) e la proprietà.

“Il Giornale” è stato infatti venduto dalla famiglia Berlusconi,  finendo nelle mani dell’oligarca della sanità e dei media Antonio Angelucci, una figura quantomeno controversa.

Angelucci alle elezioni politiche del 2008 è stato eletto alla Camera dei Deputati nelle liste del Popolo della Libertà nella circoscrizione Lombardia 2 ed è risultato il deputato con il minore tasso di produttività in assoluto, occupando il 630º posto su 630 nella classifica per l’indice di produttività, con 101 presenze su 24 735, venendo però rieletto deputato nel 2013 nella medesima circoscrizione, risultando nuovamente il componente della Camera meno presente, con il 99,59% di assenze, e nel 2018 da capolista di Forza Italia nel collegio plurinominale Lazio.

Passato alla Lega, alle elezioni politiche del 2022 viene eletto per la quarta volta a Montecitorio, come capolista nel nuovo collegio plurinominale Lazio 1.

In base alla sua dichiarazione dei redditi per il 2022, del valore di 4.581.988 euro, è il più facoltoso membro della Camera bassa, anche se l’esatto ammontare delle sue ricchezze è sconosciuto dato che le sue società fanno capo ad una finanziaria con sede in Lussemburgo chiamata Tosinvest.

Angelucci pur non essendo praticamente mai presente in parlamento viene costantemente eletto grazie ai sistemi elettorali vigenti tutt’altro che trasparenti per motivi ben diversi dall’interesse alla cosa pubblica. L’attale deputato leghista rappresenta infatti il cardine tra il centrodestra e certi pezzi di potere dell’establishment compresi il mondo dell’alta finanza, dei media e dei servi segreti statunitensi, o, per meglio riassumere, i cosiddetti “ambienti Nato”.

Il vero motivo per cui Angelucci, pur non andandoci mai, è così interessato ad essere in Parlamento è inoltre l’immunità parlamentare che fino ad ora lo ha protetto da diverse inchieste della magistratura.

La società di Angelicci nel 2007 è stata infatti al centro di uno scandalo proprio per aver pagato diverse tangenti ad un agente segreto.

Nell’estate 2008, la famiglia Angelucci è stata poi coinvolta dai media nella Sanitopoli d’Abruzzo, vicenda di mescolanza tra affari e politica che ha portato all’arresto e alle conseguenti dimissioni del governatore regionale Ottaviano Del Turco, accusato di intascare tangenti da alcuni imprenditori della sanità attivi in Abruzzo.

Nel Lazio non è stato da meno, venendo coinvolto in un’altra inchiesta per aver truffato il sistema sanitario regionale per ben 170 Milioni di Euro.

Infine, 2014, Angelucci insieme ai suoi tre figli è stato accusato di associazione a delinquere finalizzata a reati tributari.

Un curriculum di tutto rispetto, e che spiega l’ossequio totale dei suoi media nei confronti degli “ambienti Nato” che, in caso contrario, sono pronti a spedire Angelucci in carcere.

 

 

 

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