La situazione nella Striscia di Gaza si fa sempre più drammatica, mentre Israele continua la sua offensiva militare contro Hamas, il movimento islamico che controlla il territorio palestinese.
Il conflitto, scoppiato il 7 ottobre 2023 dopo un attacco di Hamas contro Israele, non accenna a fermarsi nonostante i quasi 28 mila morti civili causati dagli attacchi israeliani a Gaza.
Come se tutto ciò ancora non bastasse il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato di aver dato ordine all’esercito di prepararsi per un’operazione di terra a Rafah, la città più meridionale della Striscia, dove si sono rifugiati oltre un milione di sfollati.
L’obiettivo di Israele è quello di distruggere le infrastrutture e i capi di Hamas, tra cui il leader militare Yahya Sinwar, che si presume si nasconda nella zona.
L’annuncio di Netanyahu ha scatenato le reazioni della comunità internazionale, che teme una catastrofe umanitaria a Rafah e chiede una tregua immediata. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che ha inviato il segretario di Stato Antony Blinken nella regione per mediare una soluzione, ha definito “eccessiva” la risposta di Israele e ha avvertito che un’operazione di terra a Rafah sarebbe “un disastro”. Biden ha anche espresso il suo sostegno alla soluzione dei due Stati, ovvero la creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano accanto a Israele, come unica via per garantire la pace e la sicurezza nella regione.
Anche la Cina e la Russia, membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, hanno chiesto a Israele di fermare le sue operazioni militari e di fare ogni sforzo per evitare vittime civili innocenti. La Cina ha detto che le azioni di Israele sono andate “oltre l’ambito dell’autodifesa” e che il governo israeliano deve “cessare la punizione collettiva del popolo di Gaza”. La Russia ha fatto notare come vede”in modo estremamente negativo” un’operazione militare israeliana a Rafah e ha sostenuto la necessità di una de-escalation e di un ritorno al tavolo del negoziato il prima possibile.
Nel frattempo, al Cairo, in Egitto, si sono svolti nuovi colloqui tra una delegazione di Hamas e i mediatori egiziani e qatarioti, per cercare di raggiungere un accordo di cessate il fuoco. Hamas ha chiesto la fine dell’assedio israeliano a Gaza, l’apertura dei valichi di frontiera, la ricostruzione del territorio devastato dalla guerra e la liberazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane. Israele ha respinto le richieste di Hamas, affermando di voler continuare a proseguire la guerra “fino alla vittoria totale e alla completa distruzione di Hamas”.
La guerra tra Israele e Hamas sembra dunque non avere fine, e mentre il popolo palestinese vive nell’incubo e nella paura la Rai deve autocensurarsi per non urtare la sensibilità dell’Ambasciatore Israeliano, nonostante tutta la comunità internazionale sia oramai impegnata a fare pressione su Netanyahu affinché fermi il massacro e la pulizia etnica dei Palestinesi a Gaza.
Anche se solo un intervento militare di uno stato terzo presumibilmente potrà evitare che la Striscia di Gaza diventi un inferno senza speranza e che il genocidio dei Palestinesi continui.
genocidio è un termine inappropriato che serve unicamente a fomentare odio. quando mai un popolo che subisce un genocidio triplica la propria gente. mi pare un genocidio al contrario. oidiconeg!