Italia in Ostaggio

Le Agenzie di Rating determinano le scelte politiche ed economiche del nostro Paese senza lasciare alcuno scampo ai decisori politici eletti dal popolo italiano.

Non si può fare a meno di osservare il terrore narrato da tutti i media italiani dall’incombente valutazione della legge di bilancio e dei titoli di stato italiani da parte della Agenzia di raiting americani.

Una prostazione totale che ha trasformato gli eredi dell’impero romano in uno scolaro inadempimente spaventato del controllo dei compiti da parte di un insegnante assai severo.

Qualcosa di assolutamente ridicolo ma che ben spiega la trasformazione in Plutocrazie degli Stati Europei con governi totalmente piegati alla logiche di mercato anche se il dovere primario di un governo dovrebbe essere quello di garantire condizioni di vita dignitose ai propri cittadini, sviluppo, crescita economica, non soddisfare i creditori e, più in generale, i “mercati”.

Addirittura i media parlano, con termini quasi ridicoli, di “superamento dell’ esame” di valutazione da parte dell’Italia scordandosi come gli unici che hanno il diritto di valutare le scelte, sia economiche che politiche, del Governo Italiano sono gli italiani: nessun altro è titolato a farlo. Né le agenzie per i diritti umani, né gli “esperti” delle università straniere, né le organizzazioni non governative finanziate da Soros e né tantomeno le agenzie di raiting statunitensi.

S&P Global Raiting ha sottolineato tutte cose che già sappiamo benissimo da soli compreso l’aumento del deficit pil, compreso il calo della crescita. Anche un bambino capirebbe che l’Europa non ha futuro senza le risorse naturali russe.

Quello che le agenzie di raiting a Washington non dicono è perché la situazione economica italiana è così disastrosa, ovvero l’incapacità dei governi di occupazione messi su dagli Stati Uniti scegliendo sempre tra i più incapaci come Ministri.

Perché se è vero che persone come Draghi, o come Monti, potevano vantare un curriculum di tutto rispetto, la realtà è stata la totale incapacità, da parte loro, di proporre al paese una loro visione.

L’economia per sua natura è fatta di scelte, in gergo tecnico chiamate Trade-off, che dovrebbero portare a determinate conseguenze prevedibili in base alla politica economica adottata.

Nessuno ha capito che cosa diavolo abbiano avuto in mente i vari Governi Italiani come politica economica a partire dal 1990 ad oggi.

Dalla fine degli anni 80 i governi hanno smantellato progressivamente il sistema misto basato sulla dottrina sociale della chiesa intrapreso da Mussolini negli anni 20 e poi portato avanti dalla Democrazia Cristina e dal pentapartito (che includeva i socialisti) per quasi un secolo. Per fare cosa?

Per aderire alle regole di mercato dell’Unione Europea, ma quali regole economiche segue l’Unione Europea?

Nessuna. Non si capisce assolutamente nulla. Da un lato vieta gli aiuti di stato, per poi però assegnarne di propri tramite i bandi della commissione. Da un lato annuncia il “rigore dei conti” dall’altro spende miliardi di euro per armate l’Ucraina o per portare avanti l’agenda Green.

Se un politico dicesse chiaramente: lo Stato non può aiutare perché abbiamo deciso di seguire il “modello economico della Scuola Austriaca” ed optare per una liberalizzazione totale che porterà alla crescita, o se al contrario, la commissione europea ad esempio dicesse: le tasse in Europa sono così alte perchè lo Stato investe in maniera Keynesiana per favorire una crescita. Tutto sarebbe comprensibile, ma i burocrati a Bruxelles e a Roma non hanno la minima idea di cosa stanno facendo e gli unici esami a cui dovrebbero sottoporsi non sono quelli delle agenzie di Raiting, ma quelli universitari dato che qualsiasi studente con un minimo di voglia di fare avrebbe le idee più chiare su quale politica economica perseguire.

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