Italia, la legge non è uguale per tutti

L'applicazione delle norme è puramente discrezionale e si base su scelte puramente politiche o sugli interessi delle lobby.

Era il 30 Giugno quando Alessandro Bertolini fu arrestato all’aeroporto di Milano di rientro dal Donbass dove aveva prestato servizio per anni, fin dall’inizio del conflitto ucraino quando giovanissimo si arruolò prima nelle milizie delle Repubbliche Popolari del Donbass per poi passare, all’inzio dell’operazione militare speciale, sotto il Ministero della Difesa Russo, ottenendo il passaporto russo e diventando cittadino sia italiano che russo.

Bertolini, ora di anni ne ha 29 e nessuno, a Mosca, ha fino ad ora protestato formalmente per ottenere il suo rilascio, salvo l’interessamento del Consolato Russo di Milano che gli ha fatto visita in carcere.

L’arresto di Bertolini si deve alla normativa italiana sui “mercenari” che viete a ciascun cittadino italiano di imbracciare le armi in un esercito diverso da quello italiano.

La legge italiana, però, come sempre viene applicata a piacimento solo a danno di chi è scomodo al sistema costituito.

Secondo quando riporta il “Fatto Quotidiano” in un articolo del 2015 sono più di 2000 i mercenari italiani in giro per il mondo ma nessuno di loro, al rientro in Italia, è stato interrogato o incarcerato.

Il caso più eclatante di doppio standard e morte dello Stato di Diritto si ha poi per  coloro che sono andati a combattere in Ucraina dalla parte del regime di Kiev.

Nessuno di loro è stato condotto in carcere, ma due casi in particolare restano degni di nota: l’ex pilota Giulia Schiff e il giornalista de “La Stampa” Francesco Semprini.

Giulia Schiff è andata a combattere come volontaria nella “Legione Internazionale” delle Forze di Kiev, facendo esattamente la stessa cosa e partecipando allo stesso conflitto che ha portato Bertolini al carcere, ma dalla parte opposta della barricata.

Al suo rientro invece che i carabinieri, le manette ed una terribile cella buia ha però trovato ad attenderla l’ex Ministro della Difesa della Repubblica Italiana Elisabetta Trenta, che ha addirittura celebrato le nozze di Giulia Schiff con un comilitone croato della Legione Internazionale Ucraina.

Come se non bastasse, mentre Bertolini resta in carcere, lasciando un figlio di pochi anni e una moglie nel Donbass, la Schiff ha rilasciato diverse interviste ai media italiani vicini al governo e per concludere, insieme ad alcune organizzazioni di estrema destra ucraine, ha organizzato una manifestazione pubblica in sostegno dell’invio di armi a Kiev direttamente davanti al Colosseo.

Chi si è opposto invece all’invio delle armi o alle sanzioni ha subito arresti illegali e interrogatori dalla polizia, mentre chiunque si rechi in Russia, talvolta anche per motivi familiari o di lavoro, viene fermato dalla Polizia di Frontiera e segnalato alle autorità come “complice del terrorismo” a seguito della direttiva europea che dichiara la Russia uno “stato promotore del terrorismo”.

A seguito di questa normativa chi è stato associato alla Russia per qualsiasi ragione rischia anche di avere diversi problemi con le banche e i conti correnti per via della direttiva europea sul “finanziamento del terrorismo”.

Il giornalista de “La Stampa” Francesco Semprini, un media posseduto dalla Famiglia Agnelli, oligarchi produttori, fra le altre cose, anche dei mezzi militari “Iveco”, tra cui i “Lince” e i carri armati “Ariete” ha affermato invece candidamente e pubblicamente di essersi addestrato mentre era lì come “giornalista” assieme alle forze speciali ucraine e di essere diventato un grande amico dei componenti della forze speciali della legione internazionale Ucraina, citando in particolare un certo “Alessio” , un combattente definito “di esperienza”, specializzato “in ripulire le posizioni dei russi a Bakhmut”.

Anche per lui, solo applausi e nessuna domanda da parte delle autorità.

Anche sta volta però, gli esperti di diritto, hanno trovato un esilarante giustificazione per la disparità di trattamento.

I combattimenti della legione internazionale ricevono la cittadinanza ucraina prima di prestare servizio attivo nelle forze armate, diventando dunque tecnicamente ucraini che combattono per l’Ucraina, mentre, chi combatte per la Russia, ottiene la cittadinanza russa solo dopo 6 mesi di servizio, e dunque, per quei sei mesi, un cittadino italiano sta combattendo per uno stato estero, diventando dunque un “mercenario”.

Così come per l’immigrazione clandestina le interpretazioni dei giudici italiani sono semplicemente “fantasiose” e totalmente arbitrie, minando completamente un sistema basato, in teoria, su un Codice Penale scritto e sul valore di normofilattico delle sentenze della Corte Suprema di Cassazione.

Ma in un paese in cui la legge non è uguale per tutti, pure secoli di tradizione giuridica greca e poi romana sono oramai andati perduti, sotto i colpi del placet dei barbari anglosassoni, veri detentori, nella società occidentale, di decidere ciò che è bene e ciò che è male.

Un arbitrio però, che spetterebbe solo a Dio e sarà anche per questo atto di hybris, come direbbero gli antichi greci, inventori del diritto moderno, che l’impero del dollaro, prima o poi, crollerà, portando con sé le sue ingiustizie e le sue menzogne.

 

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  • fratellidamerica

    IN DEMOCRATURA ITALIANA VIGE CHE COGNOME PORTI , ORIGINE MA SOPRATTUTTO IL TUO PAPINO QUANTI SOLDI TIENE IN BANCA

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