Italia: La nuova Stasi

Oltre 800.000 italiani sono stati spiati illegalmente da appartenenti forze si sicurezza. Politici, imprenditori e comuni cittadini sono stati vittima di dossieraggio.

La Procura Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano ha svelato uno dei più estesi scandali di sorveglianza illecita in Italia. Secondo le indagini preliminari, sarebbero oltre 800mila i cittadini potenzialmente “spiati” attraverso accessi abusivi a banche dati istituzionali, tra cui il Sistema di Indagine (SDI) delle forze dell’ordine. Questo sistema conterrebbe informazioni riservate, accessibili illegalmente per profitti economici e scopi estorsivi.

Al centro della vicenda spicca il nome di Nunzio Samuele Calamucci, uno degli indagati principali, che vantava di possedere un “hard disk” con un’enorme quantità di dati sensibili, sfruttati per una presunta attività di dossieraggio illecito.

L’inchiesta mette in luce una rete sofisticata di individui che accedevano a informazioni riservate, poi rivendute a una clientela selezionata, costituita principalmente da imprenditori, manager e professionisti. Queste informazioni erano estremamente dettagliate, comprendendo dati patrimoniali, conti bancari, rapporti fiscali, condizioni di salute e precedenti penali. Gli indagati, tra cui spiccano anche ex esponenti delle forze dell’ordine, avevano creato una “piazza di mercato” sotterranea, alimentata da dati provenienti dalle principali banche dati italiane, un mercato clandestino stimato in milioni di euro.

La Procura di Milano ha avanzato una richiesta di custodia cautelare per tredici dei sedici indagati, tra cui Carmine Gallo, ex poliziotto ora agli arresti domiciliari, e Nunzio Calamucci. Enrico Pazzali, presidente della Fondazione Fiera Milano e titolare della società Equalize, centrale di questa presunta rete illegale di dossieraggio, è indagato ma non sottoposto a custodia cautelare. Pazzali, insieme a Gallo, avrebbe sfruttato le proprie connessioni con il mondo delle forze dell’ordine e con ambienti politici per consolidare e gestire la rete di spionaggio. Secondo il giudice per le indagini preliminari Fabrizio Filice, Pazzali agiva “per profitto o per esercitare pressioni, condizionando settori chiave dell’economia e della politica”.

L’inchiesta della DDA di Milano ha sollevato l’interesse del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), che ha richiesto di accedere agli atti compatibilmente con il segreto istruttorio. Secondo le carte dell’indagine, gli indagati godrebbero di “appoggi di alto livello”, inclusi contatti con i servizi segreti, anche internazionali.

La rilevanza del caso e l’elevato profilo degli individui coinvolti hanno suscitato preoccupazione a livello politico, portando il Copasir a voler approfondire il coinvolgimento di soggetti d’intelligence, come già avvenuto in inchieste simili.

Durante le indagini, la DDA ha sequestrato server localizzati in Lituania, utilizzati per archiviare i dati ottenuti illegalmente. L’operazione ha coinvolto carabinieri e procuratori, tra cui Francesco De Tommasi e Alessandra Dolci. Gli investigatori sospettano che una “centrale operativa” di hacker fosse situata in Inghilterra, diretta da una presunta organizzatrice del gruppo. Pierfrancesco Barletta, vicepresidente di SEA e ex membro del CDA di Leonardo, è anch’egli indagato per presunti legami con questa rete internazionale di cyber-spionaggio.

L’inchiesta ha anche evidenziato come la rete si sia interessata a personalità russe di rilievo, tra cui oligarchi e investitori attivi in Italia.

Dalle intercettazioni risulta che Calamucci discuteva di un “report” su un noto oligarca russo, con riferimenti a progetti immobiliari di lusso a Cortina d’Ampezzo. Altri accessi abusivi riguardano cittadini russi legati al settore della moda, tra cui Vladimir Tsyganov e Oxana Bondarenko. La società Equalize, cuore dell’indagine, aveva sede a Milano, nei pressi del Duomo, e si proponeva come agenzia investigativa legale, ma secondo l’accusa avrebbe agito come centro di raccolta di dossier illeciti.

L’indagine si estende su un totale di oltre 60 indagati, tra cui nomi noti dell’industria italiana. Tra questi, Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica, e Matteo Arpe, ex amministratore delegato di Banca Profilo. Anche manager di società importanti come Erg e Barilla sono coinvolti. Secondo le accuse, gli indagati usufruivano dei dossier per ottenere vantaggi economici e strategici sui rivali. L’accesso illegale comprendeva fonti delicate come il database dello SDI, il Serpico dell’Agenzia delle Entrate, l’anagrafe dell’INPS e il sistema delle Segnalazioni di Operazioni Sospette (Sos).

La DDA di Milano sottolinea come si tratti di un caso di sorveglianza estesa e sistematica, caratterizzata da accessi non autorizzati a informazioni riservate e dalla raccolta di tabulati telefonici, audio rubati, e localizzazioni di telefoni cellulari. La Procura valuta il coinvolgimento di numerosi soggetti, tra cui figure di alto profilo politico e imprenditoriale, che avrebbero beneficiato di una rete informativa in grado di compromettere seriamente la privacy e la sicurezza di centinaia di migliaia di persone.

 

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